Uccisa a 10 anni dalle complicanze dell'influenza: la tragedia della piccola Emma, a Treviso

Dalla febbre a una forma di encefalopatia necrotizzante acuta, caso rarissimo: se ne contano un centinaio in tutto il mondo. Il parere degli esperti, i consigli del virologo
Emma Vitulli
Emma Vitulli

TREVISO. Morire a 10 anni per quella che sembrava una banale influenza e si rivelerà, in poche ore, essere invece un virus terribile, devastante: una tragedia che lascia senza parole, a Silea, Comune nell’hinterland di Treviso. Emma Vitulli è stata strappata all’affetto dei suoi cari da un’encefalopatia necrotizzante, a sua volta scatenata dalla febbre. Un caso rarissimo, dicono i medici.

Il mondo di Emma si è fermato, martedì 28 gennaio, all’alba, in una stanza dell’ospedale di Treviso, per una influenza inaspettatamente fatale. La causa del decesso è stata un'encefalopatia necrotizzante acuta, dovuta ad una rara complicanza neurologica post-infettiva. 

La bambina aveva iniziato ad accusare febbre sabato 25 gennaio. Domenica sera, a causa del grave peggioramento dello stato generale e della sintomatologia febbrile, è stata portata al Pronto Soccorso, dove gli accertamenti hanno subito evidenziato un quadro clinico estremamente grave. I medici hanno tentato di tutto per salvarla ma purtroppo non c'è stato più nulla da fare, la terapia con cortisone non ha arrestato il terribile decorso fatale. 

Un crudele e ingiusto destino che ha strappato per sempre il sorriso dolcissimo di questa bimba. Una famiglia devastata dal dolore, papà Marco, mamma Piera, i fratelli Alex e Matteo, incapaci di darsi pace. «È tutto così assurdo e inconcepibile» ripetono increduli i genitori.

Il virus influenzale di tipo B, isolato nel sangue della piccola Emma, ha scatenato una encefalopatia fulminante, «necrotizzante acuta» come la definiscono gli specialisti. Il virus ha infiammato il cervello senza lasciarle scampo. Fino ad oggi sono stati registrati 100 casi al mondo di questo tipo, che si restringono a 12 casi considerando solo quelli relativi al ceppo influenzale B, lo stesso che ha colpito la bimba di Silea. Un evento rarissimo.

Forte anche lo sconforto di tutta l’équipe sanitaria del Ca’ Foncello, dove la piccola paziente è stata ricoverata e dove è stato fatto l’impossibile per salvarla. «Esprimo a nome dell’azienda sanitaria la nostra vicinanza. Tra noi medici ci sono padri e madri, non possiamo che abbracciare i familiari della bambina» dice Stefano Formentini, direttore della Funzione Ospedaliera, restando senza parole.

Una patologia scatenata dall’influenza, che colpisce il cervello e porta l’organismo a un cortocircuito letale. Roberto Rigoli, microbiologo di lungo corso, direttore della Patologia Clinica dell’ospedale Ca’ Foncello di Treviso e vicepresidente dell’Associazione Microbiologi Clinici Italiani, fa parlare la Scienza sulla drammatica morte di Emma Vitulli. «Tutto fa pensare si sia trattato di una encefalopatia necrotizzante acuta, una malattia rarissima, che conta poco più di cento casi in tutto il mondo. In comune questi hanno il fattore scatenante: una infezione legata a dei virus che generano complicanze a livello cerebrale, più di preciso, a livello di encefalo. La compromissione di questa parte del sistema nervoso centrale equivale al venire meno della cabina di regia del nostro organismo. L’encefalo è infatti il centro di elaborazione e controllo delle funzioni cognitive, motorie e sensoriali, oltre a coordinare il rilascio di ormoni fondamentali per la vita».

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«Il virus influenzale di ceppo B che abbiamo isolato dal tampone nasale effettuato alla bambina non è andato ad intaccare direttamente il cervello. Si tratta di un evento non comune, che ha agito in maniera subdola generando una tempesta nel sistema immunitario che arreca danni irreversibili all’organismo. Osservando più da vicino quel che è accaduto: le citochine, cioè le proteine messaggere dell’organismo, sono andate in cortocircuito producendo un effetto a cascata. È come se il corpo si “autodistruggesse”, colpendo gli organi. A questo punto è subentrato l’edema, alternando la circolazione sanguigna al cervello, con aree di ischemia irreversibili».

I volti di mamma Piera e papà Marco si illuminano mentre parlano della loro Emma, la più giovane di casa, la loro «piccola donna dalle mille passioni». Dei suoi lavoretti di bricolage, delle saponette fatte a mano come regalo ad un'amica, di quella casa per le bambole costruita dal padre 6 anni fa e che continua a fare capolino in cucina, riempita di giochi e Barbie. Fino all'amore per la ginnastica artistica, scoperta tre anni fa, e per i bambini più piccoli del quartiere che faceva giocare, da piccola mamma, per arrivare all'ultima vacanza fatta assieme, con l'escursione sul Vesuvio dello scorso 31 dicembre.

Emma frequentava la quinta elementare alla scuola primaria Tiepolo di Lanzago. «È stato tutto rapidissimo e scioccante, sia per noi che per i medici» spiega papà Marco, nella vita autotrasportatore conto terzi, nell'appartamento dove i Vitulli risiedono assieme agli altri due figli, Alex e Matteo, rispettivamente 21 e 11 anni.

«Emma era una bambina molto allegra, vivace, fisicamente sana e vaccinata: non aveva mai mostrato alcun tipo di segnale o sintomo che potesse far pensare a qualcosa del genere, se non le normali febbri che hanno tutti i ragazzi in età scolare» aggiunge il papà. «Domenica pomeriggio la febbre si è alzata fino ad arrivare a 41. Non l'aveva mai avuta così alta ed abbiamo quindi deciso di chiamare l'ambulanza. Tutto faceva pensare ad un'influenza, tanto che inizialmente nemmeno i medici erano preoccupati. Poi però tutto è cambiato».

Una prima Tac negativa, seguita da un'altra - 10 minuti più tardi - che dava esito differente. Lo stesso confermato da una risonanza magnetica. «In maniera devastante e rapidissima la situazione è diventata irreversibile e poco dopo mezzanotte e mezza, all'alba di lunedì, i medici ci hanno comunicato non c'era più nulla da fare» aggiunge ancora il papà, «Emma, almeno, non si è resa conto di nulla, nemmeno per un secondo».

«Siamo nel pieno dell’epidemia di influenza stagionale e non c’è dubbio che i bambini siano tra i più esposti al virus, visto che asili e scuole sono luoghi di grande assembramento, dove la circolazione tramite goccioline di saliva è molto frequente».  L’osservazione del professor Giorgio Palù, professore ordinario di Microbiologia e Virologia all’Università di Padova, già presidente della Società europea e italiana di virologia, trova riscontro nei dati.  

L’incidenza dell’infezione nelle fasce pediatriche è la più alta in assoluto durante il picco epidemico: oscilla in media tra i 40 e i 50 casi ogni 1.000 soggetti da 0 a 4 anni, è di 20 casi per 1.000 abitanti da 5 a 14 anni. Mentre tra gli over 65enni – considerati in Italia a maggior rischio, tanto che il vaccino viene loro offerto gratuitamente – l’influenza colpisce appena 5 persone ogni 1.000.

Se è vero che le complicanze del virus sono più frequenti negli anziani, è altrettanto vero che i più colpiti dalla malattia sono i bambini.  «Questi dati ci dicono che i bimbi sono i soggetti più a rischio di contrarre l’influenza, per questo dovrebbero essere vaccinati il più possibile, come avviene negli Stati Uniti e in Inghilterra».

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