«Uccido te e la tua famiglia»: le minacce della 'nfrangheta agli imprenditori di Treviso

Le carte. La denuncia delle vittime Stefano Venturin e Mariagiovanna Santolini: ci dicevano di compiacere la loro famiglia
SALMASO.CONFERENZA STAMPA GS GALLIERA.da sx BOLOGNINO NOEMI, SERGIO E MICHELE
SALMASO.CONFERENZA STAMPA GS GALLIERA.da sx BOLOGNINO NOEMI, SERGIO E MICHELE

TREVISO. «Vado a casa e uccido tuo figlio. Uccido te e stermino tutta la tua famiglia». Stefano Venturin e Mariagiovanna Santolini, i trevigiani che con la loro denuncia hanno dato il via all’inchiesta della Dda sulle infiltrazioni della’ndrangheta in Veneto, hanno ancora negli occhi la violenza cieca dei fratelli Bolognino all’interno della Gs Scaffalature a Galliera Veneta il 2 aprile 2013.

«Tu devi fare quello che dico io”», gli ripetevano, «Se non fai quello che dico io ti spacco le gambe, ti spacco la testa, tu e la p.... . di tua moglie dovete lavorare per me e stare zitti. Dovete compiacere la nostra famiglia». Venturin aveva commesso l’errore di entrare in società con quelli che, per la Dda, sono affiliati alla famiglia Grande Aracri Nicolino, detto “mano di gomma”.

il commercialista. La prima mossa di Sergio Bolognino era stata quella di imporre a Venturin di sostituire il precedente commercialista dell’azienda con uno «al servizio della’ndrangheta». Successivamente il calabrese aveva ottenuto con le minacce un incontro con Venturin nel quale gli ha detto che voleva entrare nella società.

«Tu mi dai la procura altrimenti ti spacco la testa», gli ha detto mentre il “guardaspalle” si avvicinava all’imprenditore trevigiano «strusciandosi contro per fargli sentire che aveva qualcosa sotto la giacca», una pistola. Poco dopo quest’incontro Bolognino ottenne la procura speciale della Gs Scaffalature, ma la situazione divenne sempre più pesante per Venturin che, dopo aver inutilmente chiesto la restituzione delle chiavi dei cancelli, decise in accordo con la moglie di sostituirle tutte. Un fatto che provoca la violenta reazione dei Bolognino che si presentano a Galliera il 2 aprile 2013.

la violenza. «Tu oggi pomeriggio ti devi presentare in ufficio perché tu queste cose non le fai, perché io questo giro ti svito la testa, cambiare le serrature della mia azienda non lo fai», è la minaccia di Sergio Bolognino che poco dopo si presenta in azienda con il fratello e una terza persona. «Sergio mi prendeva per i capelli e mi sferrava un pugno al volto per tre o quattro volte», ha raccontato Venturin, «Michele e l’altro mi bloccavano fisicamente mentre Sergio mi colpiva e tenevano le porte dell’ufficio chiuse in modo che non riuscissi a fuggire». Il racconto è drammatico: «Sergio ha iniziato a prendermi a pugni in faccia, prendermi per la testa e darmi pugni, perché sei un bastardo, “perché non devi fare queste cose qua”.

Hanno picchiato anche Mariagiovanna, le hanno dato sberle. Hanno iniziato a minacciarmi “Io vado a casa e uccido tuo figlio, uccido te e stermino tutta la tua famiglia”. E Michele ha detto a Mariagiovanna “Ti uccido tuo figlio”. Lei è scoppiata a piangere e io ho chiamato i carabinieri. Sergio, come ha visto che avevo chiamato i carabinieri, è volato in macchina, è andato via, ma è ritornato dopo un po’». E dalla violenza di cinque anni fa è partita la maxi inchiesta che ha portato alla luce come non solo la camorra, ma anche la’ndrangheta, abbia messo radici nel Veneto in generale e nella Marca in particolare. 


 

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