Tutto il resto... è naja

Fu vera gloria? Di sicuro non fu vera guerra. Guardo il servizio del collega Fdw sulle caserme (ex) della città e finalmente capisco: il servizio militare - la guerra finta - non c'è più, con tutto il suo bagaglio di stellette e torrette finte come il princisbecco. E' rimasto il servizio vero e volontario, fatto all'estero. "A portar pace", come si dice, e a rischiar la pelle, come succede. Perchè quella è guerra vera, altro che il tiro alla sagoma in caserma.
Però..., direte. Lasciate per un attimo che anche quella guerra finta, buffona ma non meno guerrafondaia, ridiventi quello che era: una farsa diffusa.
Qualcuno dalla De Dominicis, una delle poche caserme che conservano un cuoricino pulsante - come il vecchio pc ormai impolverato di casa che ha la lucetta ancora viva ma ormai guarda con rabbia in notebook-, esce ancora, la sera. Non certo in divisa, come succedeva un tempo. In drop, si diceva (aiutava a trovare un po' di autostop, anche se era proibito, e una camerierina ai piani che sognava riscatto sociale con il figlio del dottore, altro che Ufficiale Gentiluomo). A quei tempi, neanche tanto lontani, la città viveva anche con i militari. Grazie ai militari. C'era un'economia legata ad essi e c'era un linguaggio e una cultura che di essi tenevano conto. I giardinetti, i bar, le trattorie, le pizzerie, i cinema, persino le botteghe di merceria (quanti rudi chioggiotti ho visto comprare spolette di filo rosso e giallo per realizzare, da perfette femminucce, istoriate coperture di bossoli di mitraglia con il contingente e l'anno....), erano animati di militari. E perfino le Mura, con quel piccolo commercio di attempati "omo" in caccia e di ragazzi pronti ad arrotondare.
Sì. i più bravi camerieri distinguevano un berretto bordeaux dei carristi da uno azzurro dell'aeronautica fino al nero di fanteria. E ne traevano vantaggio, perchè la margherita di un carrista non era da confondere con una della Vam, la tremenda guardia in garitta a Sant'Angelo che consegnava al mondo, alla fine del turno, ragazzi-zombie in attesa di 11 ore di sonno.
Per strada c'era sempre qualcuno che "batteva la stecca" alle burbe (lo schioccar di dita segnalava i vecchi e metteva in soggezione i nuovi) e, verso la fine del mese, fioccavano le ubriacature (pagate) dei congedanti al grido "FinitaaaAAA!!!"
le mostrine, i gradi - quelli fuori ordinanza - da caporalmaggiore e il dopobarba lo acquistavano qui. Le lettere per la morosa (carta e busta più o meno di classe - quelle con i tramonti in sottofondoooo!!!! -, per non dire di quelle fatte scrivere dagli "istruiti" per impressionare la fanciulla), il deodorante Vidal, i gettoni telefononici per chiamar casa, si compravano qui, alimentando un'economia che considerava tutto ciò "normale" e continuò a non farci caso finché non ... finiì.
Cantavano i giuboccs con le musiche "della nostra storia" in ogni bar, sempre grazie ai "miiitari, poarèti", e al cinema, pure porno, le ultime file erano animatissime grazie a quei ragazzi dai capelli troppo corti per essere opera di un barbiere civile. Qualche guaio lo combinavano, qualcuna la lasciavano incinta, qualche altra la sposavano con gioia rimanendo qui (sennò in Castellana e a Istrana chi ci andava a vivere?). Erano queste le multiculturalità e le multietnie di allora. E che male c'era? Capitano Sorgi, la saluto ancora
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