«Tutti sanno delle risse in città Solo la giunta le ignora»

MONTEBELLUNA
«Nelle scuole sappiamo tutti che gruppi di ragazzi di paesi diversi si danno appuntamento alla sera a Montebelluna per affrontarsi. Lo sappiamo noi insegnanti, lo sanno certamente i carabinieri, l’unica che sembra non saperlo è l’amministrazione comunale». A dirlo è Loris Poloni, assessore alla condizione giovanile dal 2002 al 2007 e poi consigliere delegato sempre ai giovani dal 2007 al 2011 e attualmente insegnante di scuola superiore a Montebelluna. Si riferisce agli scontri tra gruppi di ragazzi che si sono ripetuti nel centro storico e alle polemiche tra amministrazione comunale e minoranze che si sono succedute.
A indurlo a intervenire sono state le accuse di aver chiuso il Centro Giovani un anno prima dell’arrivo al governo della città della Lega. «Noi non abbiamo chiuso proprio niente, è stata la Lega a trasformarlo in qualcosa di diverso e poi a chiuderlo definitivamente e vendere lo stabile», aggiunge, «il Centro Giovani era il fulcro proprio per prevenire queste risse tra ragazzi che stanno preoccupando i montebellunesi. Hanno voluto radere a zero quanto da noi era stato fatto e ora se ne vedono le conseguenze. Per fare un esempio basti dire che mi ero messo a disposizione della assessora alla condizione giovanile per spiegarle cosa avevamo fatto noi e la sua risposta è stata che non ne aveva bisogno».
A far scendere in campo l’ex assessore è stata la definizione del sindaco Marzio Favero che ha affermato che il Centro Giovani era un cadavere eccellente. «L’unico cadavere è stato quello lasciato dagli ex assessori del primo mandato da sindaco di Marzio Favero», afferma Poloni. «Tenere aperto il Centro Giovani come abbiamo fatto noi, con 6 operatori professionisti, attivi dentro e fuori, nelle strade, era fondamentale per intercettare proprio quei giovani che ora trovano sfogo nelle piazze. Era uno spazio aggregativo e di accoglienza, dove i giovani – quelli che adesso si “divertono” nelle piazze, di sera – potevano sfogarsi in attività progettate con persone competenti che li aiutavano in questo. Sia chiaro: anche ai miei tempi i giovani si sfogavano nelle piazze. Ma attraverso “Slangs, il linguaggio dei giovani” c’era un mese intero di attività, eventi, dibattiti in tutte le parti del centro, fatto e gestito dai giovani, con il supporto mio e dei miei collaboratori; poi villa Pisani e il Mazzalovo ospitavano eventi di ogni tipo, convegni con gente come Andreoli, Crepet. E il centro era pure Informagiovani: uno sportello in cui i giovani hanno potuto imparare a fare un curriculum, a trovare lavoro, a crearsi un’azienda. Un progetto attraverso cui siamo entrati nelle scuole di ogni ordine e grado. E che dire del Progetto Emo.s.s. (Emozioni in Strada e a Scuola)? Ogni giorno eravamo a contatto con scuole, giovani, famiglie, società sportive. E il lavoro con i writers? Da persone da “caccia alle streghe” sono diventati protagonisti dei murales. E lo Skate Park? Altro punto d’incontro. Un lavoro che ci è stato riconosciuto negli anni anche da due ministri di orientamento opposto: Melandri e Meloni. Oggi cosa fa questa amministrazione per prevenire risse tra giovani? ». —
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