Tutti a tavola con il Principe: quando i piatti li detta Totò

Un ristorante di Monastier mischia ricette, film e scene comiche epocali
Totò in una celeberrima scena di "Miseria e Nobiltà"
Totò in una celeberrima scena di "Miseria e Nobiltà"

MONASTIER. La battuta più fa famosa è «Fegato qua, fegato là, fegato fritto e baccalà», che ha dato recentemente il titolo a un libro curato personalmente da Liliana, la figlia del Principe della risata. Totò, dicono, era era uno chef sopraffino e aveva annotato in un quadernone tutte le ricette di famiglia corredandole con consigli sia seri sia spiritosi. Il libro raccoglie celebri battute culinarie. Eccone alcune: «Mi piace un soprabito inventato dagli americani, il cocomero, quello che si allaccia coi calamari», «Mi devo fare una pappata d’insalatache la vitamina C mi deve uscire dalle orecchie». «L’uovo alla cocca, no. La cucina francese non mi sconfinfera». E ancora: «Voglio una frittata con tante, tante uova.Possibilmente di struzzo». Passando poi al settore beverage: «Il whisky lo bevo corretto con una spruzzatina di Frascati» e «Vorrei un caffè corretto con un po’ di cognac, più cognac che caffè… anzi, giacché si trova, mi porti solo una tazza di cognac e non se ne parla più».

«Io il caffè lo metto nel mezzo litro: mi piace il caffè corretto», «Il vino bianco va servito assiderato». Inoltre, tornando al cibo: «Io la mattina mi colaziono un un minestrone», «Sono ghiotto di ossobuchi, ma mangio solo il buco perché l’osso non lo digerisco». Infine: «Io la cena fredda la lascio riscaldare: a me la cena fredda piace calda». Ineguagliabile.«A proposito di politica non si potrebbe mangiare qualche coserellina?» Benedetto sia Totò, che amava dire «La mia è una fame atavica: vengo da una dinastia di morti di fame». Dopo l’exploit di “A cena con Maigret», all’Aroma 19 si tratta il divertentissimo rapporto del principe De Curtis con il cibo. Si chiama “A tavola con Totò”, nuova proposta gastroculturale del ristorante di Monastier, in programma sabato alle 20. Proposta di cui parliamo perchè il legame tra cibo e cultura è un regalo “altissimo” e non per mandarvi a cena da qualche parte. Prendendo spunto da alcune delle pietanze citate da Totò nei suoi film (che in quaranta anni di carriera cinematografica, dal 1937 al 1967, sono stati ben 97), ma anche dal libro curato dalla figlia di Totò prendendo spunto da un cahier lasciato da papà, ottimo gourmant, lo chef Alberto Gozzo proporrà un menu-omaggio al Principe della risata, che amava i cibi semplici… ma di... principesca qualità.

Finiscono in tavola la moderna interpretazione di alcuni piatti: “pane, salsiccia e friarielli” che Totò-Pasquale Miele (massì, il “finto morto”) mangia in “Napoli milionaria”, film di Eduardo datato 1950; quindi un’elaborazione delle “uova e mozzarella” che Totò-Felice Sciosciammocca sogna di mangiare impegnando il cappotto in “Miseria e nobiltà”, film di Mario Mattioli del 1954. Ma cì’è posto per la “pasta e ceci” con cui “I soliti ignoti” (Mario Monicelli, 1958) si consolano del grande colpo andato a vuoto nonostante abbiano seguito le istruzioni del famoso consulente scassinatore Totò-Dante Cruciani; e gli “spaghetti e salsiccia”. Spaghetti al cui acquisto Totò-Antonio e la moglie Titina-Teresa impongono di provvedere a Peppino De Filippo per poter essere loro ospite a pranzo («Noi ci mettiamo l'acqua, il fuuoco, il condimento, la manifattura”) in "Totò, Peppino e i fuorilegge". È tratta, invece, da “Signori si nasce” l’idea di un baccalà in diverse declinazioni (fritto, mantecato e in guazzetto) che Carlo Croccolo-Battista Signori - maggiordomo mai retribuito del barone Totò-Ottone degli Ulivi, detto "Zazà" - è costretto a mangiare continuamente ed esclusivamente a causa dell’indigenza cui lo porta il suo “lavoro” (allora era un cibo per poveri). Dulcis in fundo, o quasi, per concludere, gli immancabili babà che Totò-Felice Sciosciammocca, latin lover incallito e squattrinato, mangia nella sontuosa prima colazione che Carlo Campanini-Don Pasquale gli offre nella sua prezsiosa magione in “Un turco napoletano” (pellicola del 1953, con regia di Mario Mattioli). Non citata ma non per questo... rinunciabile, andrà in tavola a Monastier , come omaggio alla grande tradizione gastronomica partenopea del periodo pasquale, la pastiera napoletana, un monumento alla dolcezza di Napoli e dintorni.

Come sempre succede quando a organizzare l’evento è la brava Marina Grasso, donna di gusto e comunicazione, non mancheranno aneddoti, immagini, citazioni e colonne sonore tratte dai film di Totò. Insomma, si andrà a tavola e, contemporaneamente, in libreria e al cinema, dando giusto rilievo a un personaggio che solo gli anni del boom non ebbero tempo e modo di apprezzare appieno, nella sua infinita gamma di accenti. Inoltre, stante la data a ridosso della Giornata della Donna, son previsti anche piccoli pensieri alle signore presenti alla serata, così come un nobiluomo come il Principe De Curtis avrebbe certo apprezzato Costo: euro 35, vini inclusi. Solo su prenotazione. Tel. 0422.791155.

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