Truffe ai vip, condanna a 6 anni per Vidotto

TREVISO. Daniele Vidotto è stato condannato a sei anni e due mesi di reclusione. Il cinquantaduenne promotore finanziario dei vip trevigiani era accusato di truffa, appropriazione indebita e violazione del testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia per aver svuotato i conti di alcuni suoi facoltosi clienti per una cifra di circa sei milioni di euro.
Il pm Laura Reale, che aveva ereditato il fascicolo dal collega Antonio De Lorenzi, aveva chiesto una pena finale di tre anni e dieci mesi di reclusione, visto che parte dei fatti contestati è caduto in prescrizione. È quindi probabile che la corte abbia tenuto in maggior considerazione sia la gravità dei fatti contestati che l'ingente danno patrimoniale causato alle parti offese. In più, dopo aver già patteggiato 4 mesi per evasione fiscale, a Vidotto veniva anche contestata la recidiva specifica infraquinquennale. Una sentenza che i legali di parte civile, gli avvocati Fabio Crea e Giovanni Zanotto, hanno accolto con soddisfazione: entrambi infatti chiedevano una pena severa puntando il dito non solo contro il broker, ma paventando anche responsabilità da parte dell’istituto di credito in merito alla vigilanza.
Il professionista, che gestiva i patrimoni e gli investimenti dei vip della Marca, tra cui le sorelle Renata e Gabriella Zoppas, era accusato di aver stornato circa sei milioni di euro dai conti degli assistiti utilizzandoli poi per le spese personali. Avrebbe inoltre mascherato le operazioni presentando ai risparmiatori falsi rendiconti. Per esempio, ad una famiglia trevigiana, che gli aveva consegnato 150.000 euro in contanti, Vidotto fece credere di averli impegnati in un investimento chiamato «Piccolo Lord». Poi, con report fasulli, su carta intestata della Credit Suisse, presentava dei falsi cedolini che attestavano l’andamento positivo dell'investimento.
La scoperta di quanto stava accadendo avvenne in maniera del tutto casuale, grazie a un’impiegata del colosso bancario che si era insospettita per l’emissione di assegni tratti sul conto di Gabriella Zoppas e destinati ad un’azienda, la Bonazza Costruzioni, che stava ristrutturando un palazzetto di Vidotto in zona Pescheria. Alla richiesta di informazioni su quei titoli, la Zoppas cadde dalle nuvole: non aveva alcun rapporto con la società Bonazza.
I controlli successivi fecero emergere una vera e propria emorragia di denaro dai conti dei clienti di Vidotto che, convocato dalla direzione, ammise le distrazioni aiutando a ricostruire i movimenti. Nel mirino della procura era finito anche un amico di Vidotto, un trentenne di Conegliano, ufficialmente operaio, ma con un conto corrente da 930 mila euro. La sostanziosa somma, incamerata sottoforma di assegni circolari, nel periodo tra il 21 giugno 2010 e il primo agosto 2011, secondo l’accusa, era stata prelevata ai clienti che Vidotto (difeso dall’avvocato Luigi Fadalti) poi «lavava» nel conto dell'amico. Il coneglianese fu perquisito nel gennaio 2012 ed indagato dalla procura con l'accusa di ricettazione. Ma l'inchiesta a suo carico successivamente è stata archiviata.
L’ex promotore finanziario, che la Consob ha radiato dall'albo professionale nel luglio scorso, a processo ha dovuto rispondere di soli due milioni e mezzo a fronte di un buco di sei. Molte delle contestazioni sono state, infatti, archiviate perché già prescritte. Nel mirino dei risparmiatori c’era anche la banca che non avrebbe adottato adeguati sistemi di tutela e protezione dei clienti. Per questo Zoppas e familiari hanno chiesto i danni a Credit Suisse Italy spa per un importo complessivo di 2 milioni 781 mila euro.
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