Trovare un lettore per ogni libro: Mazzariol, a Treviso la storia dell'editore vincente

Così in trent’anni Ferruccio Mazzariol ha fatto grande la casa editrice di Treviso Santi Quaranta e venduto un milione di copie
TREVISO. Tra pochi giorni compirà ottant’anni, la maggior parte dei quali trascorsi in mezzo ai libri. Gli ultimi trenta alla testa (ma anche alla coda, in realtà) di una piccolissima casa editrice, che è riuscita però a vendere quasi un milione di libri e a sopravvivere a tutte le crisi del mondo.
 
Ferruccio Mazzariol ha fondato, a Treviso nel 1989, la “Santi Quaranta”, casa editrice (poi anche libreria) nel cuore della città. «Non avrei mai pensato» racconta di fare l’editore. Ho studiato ragioneria e sono anche stato rimandato un paio di volte in Italiano. Poi sì, mi sono iscritto a Lettere e ho cominciato a tradurre libri dal francese e dallo spagnolo. E intanto collaboravo alle pagine culturali di una serie di giornali».
 
La folgorazione a cinquant’anni, quasi per caso. «A metà degli anni Ottanta» ricorda Mazzariol «lavoravo come traduttore con una piccola casa editrice cattolica di buona qualità, Città Armoniosa, per la quale avevo tradotto le Lettere e i Diari di Emanuel Mounier, uno dei padri del personalismo. Mi avevano pagato poco e così mi offrirono di vendere i volumi per conto mio. Io accettai e in poco tempo riuscii a vendere 1000 copie tra lo stupore di tutti. Ricordo che Andreotti mi comprò una copia, Cossiga ne acquisto addirittura cento a prezzo pieno».
 
Sciopero fortunato. Intellettuale, traduttore, scrittore, Ferruccio Mazzariol si era scoperto da qualche tempo una vena di venditore: «Scrivevo poesie, e scoprii che riuscivo anche a guadagnarci bene, vendendo le mie raccolte, ma non nelle librerie». Sapeva trovare i canali giusti per raggiungere le persone interessate non ai libri in generale, ma proprio a “quei” libri: «Dissi subito che del libro di Mounier volendo si sarebbero potute vendere 10 mila copie e così cominciai a vendere i libri di Città Armoniosa». Mostrando talento e immaginazione. «Ricordo che cercavo di lavorare in particolare con alcuni giornali: dal Messaggero Veneto al Giornale di Montanelli e un giorno del febbraio del 1984 per mia fortuna uscirono solo pochi quotidiani per uno sciopero. Tra questi il Giornale che parlava dei nostri libri. Il giorno dopo fui sommerso da lettere di richiesta. Alla fine, in un anno e mezzo ho venduto 135 mila copie, stando a casa».
 
Sì, perché l’idea vincente di Ferruccio Mazzariol, quella che gli ha permesso poi di durare per trent’anni come editore, è stato di non pensare alla libreria come unico terminale dei suoi libri: «Vendendo quei libri avevo guadagnato cento milioni e mi sono chiesto: perché non utilizzarli per vendere non i libri degli altri, ma quelli che avrei pubblicato io, i libri che mi piacevano?» . Nacque così Santi Quaranta: «Ho scelto quel nome perché volevo pubblicare libri belli, e Porta Santi Quaranta di Treviso è bella. Le belle edizioni sono un mio vanto. Dico sempre che i miei libri come stampa e come carta sono meglio di quelli di Adelphi».
 
Diecimila indirizzi. Trovato il nome bisognava solo partire: «Per l’operazione con Città Armoniosa avevo ricevuto 10 mila lettere e da quegli indirizzi partii per vendere i miei libri. Per i primi due anni vendetti solo per corrispondenza. Ancora oggi ho 150 di quegli indirizzi a cui vendo i libri. Gli altri purtroppo un po’ alla volta sono spariti». Mazzariol comincia con due libri il primo anno e passa dalla posta alla consegna diretta: «Comincio quel lavoro unico, eroico che è fare il distributore diretto dei miei libri, portandoli di paese in paese, lasciandoli, affinché li vendessero, a cartolerie, edicole, anche osterie. Ci sono osterie che vendono i miei libri da trent’anni. Partivo alle quattro di mattina in macchina con le copie dei libri e le portavo in Friuli, in Svizzera, in Lombardia. Qualche anno fa avevo mille punti di vendita, oggi purtroppo me ne sono rimasti quattrocento».
Il trucco – se così vogliamo dire, ma è un nobile trucco – era quello di raggiungere i paesi dove le librerie non esistevano, saltando la distribuzione. «Alcuni distributori» dice Mazzariol «chiedono il 56% del prezzo di copertina. Passare attraverso di loro per un piccolo editore significa fallire».
 
Il metodo. Gli esempi di come funziona il metodo Mazzariol possono essere tanti, ne basta uno. «Nel 1990» spiega «pubblicai un mio libro, “Il paese dei gelsi”, in cui parlavo del mondo perduto della mia infanzia a Ponte di Piave. Era un ritratto in cui si riconoscevano tanti paesi della pianura veneta e lì sono andato a portarlo. Alla fine, nel corso degli anni, ho realizzato dieci edizioni del libro e ho venduto, molto lentamente, qualche decina di migliaia di copie: anche oggi ne ho venduta una». È così che in trent’anni Mazzariol ha venduto più di novecentomila copie dei libri editi da lui. «Non ho pubblicato moltissimi titoli» dice «al massimo nove in un anno. Però ho fatto molte ristampe, ogni volta di tremila, anche cinquemila copie sapendo che poi le avrei vendute tutte nel corso degli anni». E questo gli ha permesso di pubblicare autori di prestigio e di venderli più di quanto sarebbe riuscito a far un grande editore. «Ho pubblicato i libri di Bartolini, che era stato scoperto da Vittorini e aveva scritto i film di Antonioni. Poi ho pubblicato Amedeo Giacomini, Bonaventura Tecchi, ho riscoperto un grande scrittore come Antonio Russello e pubblicato in Italia Vaclav Havel, che negli altri paesi aveva editori molto più importanti di me». 
 
Insomma, trent’anni dedicati a una follia: pubblicare libri. «Sì» ammette Mazzariol «è stata una follia, ma non mi sono mai pentito. Dopo trent’anni sono ancora qui. E non è un risultato alla portata di tutti». 

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso