Trota trevigiana doc a rischio estinzione

Stagione di pesca al via, Italia Nostra attacca: «La specie iridea rovina l’habitat ittico del SIle»

Sul piatto non ci è ancora finita, ma, a breve, rischia di essere portata (viva e vegeta) sui tavoli che contano. Da quello della Provincia a quello dell'ente Parco Sile. Lei è la trota iridea. Testa smussata, corpo allungato e una livrea arcobaleno, da cui prende il nome.

Perché l’associazione ambientalista Italia Nostra ce l’ha con quel pesce? Avrebbe la colpa di rovinare la razza della trota trevigiana, la trota marmorata, che da secoli sguazza nelle acque del Sile. Ieri si è aperta la stagione della pesca e l'associazione ambientalista, appena lanciate le esche, è sul piede di guerra: «Diffidiamo ulteriori autorizzazioni in deroga ai concessionari di acque ricadenti all'interno dell'area del Parco naturale del fiume Sile per immissione di materiale ittico non conforme alla vigente legislazione ambientale». Sono due le trote “schedate” da Italia Nostra: «Il riferimento è in particolare ai ceppi alloctoni di trota Fario di provenienza atlantica e alla trota iridea, ma vale in linea generale per tutte le specie alloctone immesse nel delicato habitat del Parco con siti di interesse comunitario». Romeo Scarpa, presidente della costola trevigiana dell’associazione, non le manda a dire: «La prassi di immissioni di ceppi alloctoni è ancora più grave, se viene fatta introducendo nel fiume predatori alieni allo stato adulto». Secondo il presidente di Italia Nostra la trota iridea sarebbe quindi colpevole di rovinare la razza della sorella di pinna, ma trevigiana “doc”. Mirco Lorenzon, assessore provinciale con delega a Caccia e Pesca, che di trote se ne intende - insieme al presidente Muraro le ha “immesse” sabato nel Sile - risponde per le rime all'associazione ambientalista: «Non c'è alcun pericolo di rovinar la razza, la trota iridea non si riproduce nelle nostre acque». Secondo Lorenzon, a parte il pregio di una livrea cangiante, il pesce finito sulla graticola prima del tempo, non avrebbe particolari pregi. Non teme di essere smentito quando afferma che la trota iridea non spicca per furbizia. Non ama le novità, tanto meno gli approcci con esemplari di altro lignaggio: «Se la si pesca e la si ributta in acqua ha il coraggio di farsi pescare di nuovo». Insomma, tante immesse nel Sile, tante pescate, senza rovinare alcun habitat. Lorenzon invita a «non cercare per forza la polemica, ma, piuttosto, di concentrarsi sui veri problemi che affliggono le acque del Sile». «Mi riferisco in particolare ai danni che sta creando il pesce siluro, un vero predatore. Poi abbiamo aperta la questione del gambero killer, che sta provocando devastazioni pari a quelle delle nutrie, un’altra piaga. Sediamoci attorno a un tavolo, ma per discutere dei reali problemi che ci sono sul Sile. E lasciamo stare la trota iridea».

(fa.p.)

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