Treviso, un anonimo benefattore dona 800 mila euro all'hospice

TREVISO. «Era un nostro sogno, oggi è una realtà di tutti: grazie a ognuno di voi». Così l’Advar annuncia, sulla sua rivista, il completamento della nuova ala di casa dei Gelsi, l’Hospice di via Fossaggera, che adesso potrà contare su 6 stanze in più (da 12 a 18, il 50% in più), la palestra, altri spazi collettivi e gli uffici dove sta traslocando l’associazione, che lascia dunque la sede di via Pistoia (ed era partita oltre 30 anni fa nel garage di Anna Mancini, ancor oggi presidente dell’associazione in vicolo Trevisi).
«La gioia e l’orgoglio», scrive la presidente nel suo editoriale, «Con incredula certezze possiamo annunciare che l’apertura è ormai alle porte», aggiunge, a distanza di 5 anni e mezzo dalla posa delle prima pietra, avvenuta il 17 giugno 2012. «L’impresa è stata da panico, talvolta il timore di aver azzardato troppi ha pervaso i nostri animi dandoci la sensazione di essere entrati in un labirinto sprovvisti del filo di Arianna, ma la forza e la passione per il nostro grande folle sogno e la fiducia verso in ostri amici, voi tutti, hanno avuto il sopravvento e ci hanno guidato verso il traguardo».
Di qui l’elogio che Anna Mancini alla «realtà solidale del nostro territorio, rivelatasi superiore alle nostre aspettative, emersa giorno per giorno quasi in sordina, in modo capillare, tra la gente comune, capace di creare un contagio a catena e di risvegliare generosità sopite, che sotto traccia attendevano di essere portate alle luce».
È il segno della gratitudine di Advar verso tutti i benefattori: chi ha offerto le monetine nelle cassettine cilindriche dei bar, chi ha organizza cene e incontri, collette, iniziative benefiche. Tutti hanno dato, e all’Advar non fanno questioni di cifre. «Siamo felici, perché il contesto in cui è maturata questo ampliamento non è lo stesso di quello in cui si realizzò l’Hospice: c’è stata la crisi, di mezzo, minori finanziamenti pubblici», dicono alla casa dei Gelsi, «ma se ce l’abbiamo fatta, in simili condizioni, è merito della generosità di tutti».
Ed è già avvolto nella leggenda l’anonimo benefattore che recentemente ha staccato un assegno da 800 mila euro («Dovete finire l’opera, questi vi aiuteranno», avrebbe detto), così come altri generosi donatori che senza passerelle e riflettori hanno versato somme importanti.
Il conto totale dell’opera sfiorerà i 5,5 milioni, di cui 4,522 già liquidati. L’Advar ha diffuso i numeri del bilancio 2016, che ha visto entrate per 4,741 milioni e uscite per 3,661. Il dettaglio delle entrate vede oltre 2,2 milioni da persone fisiche ed enti privati; altri 200 mila euro da lasciti; oltre 500 mila dal «5 x 1000». Quello delle uscite: 1,5 milioni per l’assistenza all’hospice e 1,2 per l’assistenza domiciliare, ma anche 750 mila euro destinati all’ampliamento dell’hospice, 360 mila euro alle attività promozionali e 100 mila euro alla formazione, non solo degli impagabili, preziosissimi, fondamentali 300 volontari. Infine, 90 mila euro per Rimanere Insieme, il progetto di sostegno per chi ha avuto lutti, un altro fiore all’occhiello di Advar nel suo sostegno alle persone.
E dunque, l’esercizio 2016 si è chiuso in sostanziale pareggio, o meglio con un avanzo che sfiora i 350 mila euro. Ma l’Advar sa già che il traguardo si sposta ancora, sempre più avanti: l’ampliamento consentirà di aumentare l’accoglienza e l’assistenza dei malati terminali, (da un paio di anni non solo di cancro), e creerà anche nuovi posti di lavoro (1 medico, 5 infermieri, più operatori socio sanitari), ma comporterà anche un aumento delle uscite. Una nuova sfida, ma l’Advar ci è abituata. E la comunità è sempre un passo avanti, nella solidarietà e per la solidarietà.
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