Senzatetto dorme davanti al seminario di Treviso, Conte: «Deve intervenire la prefettura»
Mohammad da cinque mesi in strada. Sfogo del sindaco: «Il Comune non ha più risorse, centri d’accoglienza pieni»

«Non c’è più spazio, e soprattutto il Comune di Treviso non ha più risorse da spendere oltre alle tante che sta già investendo. La questione deve essere presa in mano dalla prefettura».
Il quadro fatto ieri dal sindaco di Treviso Mario Conte, a margine della conferenza stampa di fine anno, affrontando il tema delle tante persone che vivono all’addiaccio, è tanto netto quando drastico. Mai come in questo periodo si vedono giacigli di fortuna in città.
Emblematico quello allestito davanti al portone del seminario vescovile, chiuso da anni, e a due passi dalle aule dell’ex Iuav che l’anno scorso vennero usate a tempo determinato per l’accoglienza di senzatetto nell’emergenza freddo.
L’emergenza
In cima alla scalinata, coperte e vestiti ammassati da qualche giorno, situazione ben nota agli stessi preti che vivono la chiesa di San Nicolò. Come al seminario, così quotidianamente nel Dal Negro Park, alla stazione dei treni, e in altre aree più nascoste dentro e fuori mura.
«Noi abbiamo messo a disposizione oltre cento posti letto tra il centro via Pasubio e il foro boario, non abbiamo altri spazi, e anche in quelli aperti non possiamo accogliere altre persone», ha sottolineato il sindaco, «abbiamo contattato la società che gestisce il Dal Negro, perché lì la responsabilità e loro, ma serve che sia il prefetto a prendere decisioni per gestire questa emergenza fatta di senzatetto stranieri storici e continui nuovi arrivi. È cambiata la rotta, non più di mare ma attraverso i Balcani», prosegue Conte, «ma non la sostanza. Solo che il Comune non ha le risorse per fare più di quanto non stia già facendo e a quanto mi risulta le caserme oggi sono piene, come altri centri. Ma serve dare una soluzione, e serve che se ne faccia carico la prefettura».
«Non so dove andare»
«Non so dove dormire, chiedo e non trovo posto. Spero la chiesa possa darmi una mano», ha raccontato ieri pomeriggio Muhammad, 42enne pakistano, sistemando le coperte davanti al portone chiuso del seminario vescovile, «ho appuntamento in questura il 12 gennaio per il permesso di soggiorno: come farò fino a quel giorno?». È sconsolato, arrivato da cinque mesi in Italia, da allora una vita in strada triste, preoccupato.
All’antivigilia di Natale, né un tetto né un letto. Dopo aver sistemato quello che sarà il letto (alle volte lo sposta sul retro della chiesa) fa le vasche, ma non per guardare vetrine. Muhammad cerca qualcuno che possa dargli una mano. Spera che anche la Chiesa possa trovargli una sistemazione.
La speranza
«Lo vediamo qui già da qualche giorno. Si sta cercando una soluzione con i servizi sociali, non è facile», spiega un sacerdote di San Nicolò, che si intrattiene a parlare con il giovane pakistano.
Che ci mostra il “biglietto d’invito” dell’ufficio immigrazione della questura – 12 gennaio – per portare la documentazione necessaria al permesso di soggiorno per richiesta di asilo. «Sono arrivato attraverso la rotta balcanica», racconta. Una storia simile a quella di tanti altri senzatetto oggi a Treviso.
«Sono arrivato a piedi e con passaggi in auto. Spero in un futuro sereno», si confida in inglese. Poi si concentra a sistemare le sue poche cose senza sapere se la sua vigilia di Natale sarà ancora lì o altrove, ancora al freddo.
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