Treviso, sala pubblica ai neofascisti, bufera su Conte

Concessa la biblioteca di Sant'Antonino a Casapound. Il sindaco: «Applico solo il regolamento». L’Anpi: «Deriva di destra»

TREVISO. Bufera sul Comune di Treviso, che ha messo a disposizione di Casapound la biblioteca comunale di Sant’Antonino. Il partito di estrema destra domani alle 21, infatti, vi terrà un incontro pubblico contro l’unione europea. Il titolo della serata è il seguente: “Italexit, fuori dall’unione europea per tornare civiltà”. Saranno presenti la candidata alle elezioni europee Elisabetta Uccello e Andrea De Bortoli di Casapound Treviso. E scoppia l’ennesima polemica contro Ca’ Sugana. «L’aria della destra è sempre più pesante in Comune», dice il centrosinistra, ricordando di recente la presentazione di un fumetto sulle foibe per le scuole, “Foiba Rossa”, a Ca’ Sugana, con l’assessore regionale Elena Donazzan; ma anche il fatto che Forza Nuova ha appena aperto una sede in città e ha cominciato a fare ronde in centro storico «per garantire la sicurezza». E ora tocca a Casapound, che per la serata di domani in prima battuta aveva chiesto la Sala Verde di palazzo Rinaldi, ma solo per mancanza di guardiani notturni è stata dirottata su Sant’Antonino. Una sala pubblica data ai nostalgici del fascismo, di fatto: Simone Di Stefano, vicepresidente di Casapound, di recente ha detto: «Siamo orgogliosi di rappresentare il fascismo sociale. Nello spirito continuiamo a essere fascisti anche se siamo nel terzo millennio e il potere lo dobbiamo ottenere solo grazie al consenso popolare».

Conte e De checchi

Parole molto chiare. La concessione della sala della biblioteca da parte dell’amministrazione del sindaco Mario Conte è stata data nella giunta di venerdì scorso, con comunicazione del vicesindaco Andrea De Checchi. Aria di destra a Ca’ Sugana? Il sindaco Conte non ci sta: «Il regolamento comunale, appositamente modificato dalla precedente giunta Manildo, concede le sale comunali anche ai partiti politici. E Casapound è un partito, che corre alle elezioni a tutti i livelli. Come amministrazione, quindi, abbiamo applicato il regolamento. Non siamo dei nostalgici ma dei democratici: le sale comunali le diamo a Casapound come a Lgbt (il collettivo di lesbiche, gay, bisessuali e transgender), ai partigiani e via di questo passo. A tutte le persone che comunque rispettano le regole del vivere sociale». E De Checchi rilancia: «Sono di formazione liberale, e quindi penso che tutti abbiano il diritto di esprimere le proprie idee politiche. Casapound? È un partito riconosciuto che, al di là della sua ideologia, non è né eversivo né formato da terroristi. È piuttosto pericoloso far passare il concetto che alcuni meritano le sale pubbliche, mentre altri no. Se il dibattito politico è all’insegna della legge e del decoro, tutti hanno il diritto di esprimersi».



La rabbia dell’anpi

«È in atto uno sdoganamento pericoloso delle destre, che parte dal fatto che Salvini le legittima. Il sindaco Conte aveva tutte le armi per non concedere quella sala pubblica, se solo lo avesse voluto». A parlare è Giuliano Varnier, presidente dell’associazione partigiani di Treviso, l’Anpi: «Quelli di Casapound sono neofascisti dichiarati, inutile girarci intorno. E, lo ripeto, un sindaco ha tutti gli strumenti per non concedere una sala del Comune. L’aria che tira è sempre più pesante». —
 

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