Treviso, il restauro delle Mura dura un anno in più: si punta all’Unesco

Non basteranno i 180 giorni già richiesti, si finirà nel marzo 2026. L’assessore ai lavori pubblici, Sandro Zampese: «Concorrere al riconoscimento per nuovi fondi»

Federico De Wolanski
Un sopralluogo della giunta ai lavori
Un sopralluogo della giunta ai lavori

I cento ottanta giorni di proroga tecnica chiesti e ottenuti dalla Eurocostruzioni per ultimare il cantiere per la valorizzazione della cinta muraria non basteranno a chiudere l’intervento.

Servirà un ulteriore bonus di alcuni mesi. Ad annunciarlo mercoledì 17 in commissione è stato l’assessore ai lavori pubblici Sandro Zampese illustrando ai consiglieri di maggioranza e minoranza il piano generale del progetto e accompagnandoli a visitare alcuni ambiti in cui si sta lavorando. Si finirà in extremis, trattandosi di un cantiere Pnrr, ma l’amministrazione è fiduciosa.

Gli intoppi e i rinvii

Il cantiere doveva essere concluso lo scorso marzo, ma proprio in quelle settimane è arrivata la proroga del Comune su richiesta dell’impresa. La ragione? Problemi legati al maltempo che avevano rallentato le operazioni generali, ma anche problemi tecnici legati alla necessità di debellare delle infestanti che avevano leso in maniera più significativa la cinta.

Di qui la proroga, in scadenza tra ottobre e novembre, ma già destinata a un ulteriore prolungamento secondo quanto annunciato mercoledì dall’assessore. «Il cantiere finirà in primavera» ha detto, «ipoteticamente per marzo. È servito più tempo per la pulizia del manufatto». Si terminerà un anno esatto oltre la scadenza, e a tre mesi da quel giugno 2026 in cui vanno chiusi e rendicontati i cantieri Pnrr. Zona Cesarini.

Obiettivo unesco

In saletta consiliare, durante la relazione, l’assessore è tornato a ribadire l’obiettivo di concorrere al riconoscimento del patrimonio Unesco per le mura una volta che il restauro sarà ultimato. Le premesse, storiche e architettoniche, ci sono, «visto che le mura cinquecentesche di Treviso sono uno dei più chiari esempi di sistema bastionato esistenti in Italia».

Il riconoscimento permetterebbe, ha spiegato Zampese, di poter concorrere a nuovi finanziamenti capaci di ampliare il piano di valorizzazione delle mura con la realizzazione del più volte annunciato museo all’aperto (una prima parte potrebbe avere sede a San Tomaso), ma anche la valorizzazione del sistema di canalizzazione disegnato da Fra’ Giocondo contestualmente al progetto della fortificazione.

«Entrare nel sistema Unesco ci potrebbe permettere poi di completare il restauro della cinta», ha spiegato Zampese. L’attuale progetto di risanamento della cinta si ferma infatti alla fascia nord lasciando fuori la zona della stazione, Porta Altinia e il tratto sud-est.

La provocazione della Tocchetto

In tema di museo all’aperto, all’amministrazione è arrivata la provocazione del consigliere del Pd Antonella Tocchetto: «Il luogo più adatto è il Bastione Camuzzi, o del Castello, proprietà di Setten e di fatto inedificabile», ha detto, «il Comune potrebbe spendersi per chiedere all’imprenditore di donarlo ala città. Un museo sulle mura lì sarebbe uno stupendo biglietto da visita per la città, vista la posizione».

La passerella del paradiso chiusa

La visita dei consiglieri al cantiere delle mura è stata anche l’occasione per percorrere la nuova passerella pedonale alla penisola del Paradiso, quella che collega varco Manzoni alla ciclopedonale del Put. Doveva essere pronta per giugno, poi ne è stata annunciata l’apertura per settembre. Oggi è ancora lì: chiusa. Il lavori sono sostanzialmente finiti. «L’inaugurazione si potrebbe fare a metà ottobre», ha detto Zampese ai consiglieri. 

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