Sparatoria a Mogliano, fermato l’uomo che avrebbe esploso i colpi
Si tratta di un trentenne albanese pregiudicato domiciliato a Mestre, l’accusa è di porto d’arma clandestina e rissa in concorso. Secondo i carabinieri avrebbe sparato usando una pistola clandestina. L’uomo è in carcere, proseguono le ricerche degli altri partecipanti

Sviluppi investigativi dopo la rissa e sparatoria di lunedì sera, 10 novembre, a Mogliano: c'è il primo fermo.
Nella tarda serata di lunedì a Treviso, i carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale hanno eseguito d’iniziativa un fermo di indiziato di delitto nei confronti di un 30enne albanese, domiciliato a Mestre, pregiudicato e irregolare sul territorio nazionale, ritenuto responsabile dei reati di porto di arma clandestina e rissa in concorso.
Il provvedimento dunque trae origine dai fatti accaduti nel pomeriggio a Mogliano, in via Italo Svevo, dove un gruppo di cittadini albanesi, appartenenti a due fazioni contrapposte, si era affrontato in un parcheggio utilizzando coltelli e una pistola. Nel corso della violenta colluttazione erano stati esplosi tre colpi d’arma da fuoco che, fortunatamente, non avevano colpito nessuno dei presenti, mentre tre dei partecipanti, tra i quali l’uomo ora fermato, erano rimasti feriti da arma da taglio.
Le successive e serrate indagini dei militari del Nucleo Investigativo, sviluppate nell’immediatezza dei fatti e coordinate con la Compagnia di Treviso, hanno consentito di identificare e rintracciare il 30enne, ritenuto colui che aveva esploso i colpi di pistola nel corso della rissa usando una semiautomatica clandestina marca “Blow” mod. TR17, replica modificata “Glock”, priva di matricola e segni identificativi, poi occultata tra la vegetazione di un campo adiacente al luogo del fatto e successivamente rinvenuta e sequestrata.
L’uomo è stato dichiarato in stato di fermo e portato in carcere a Treviso, a disposizione dell’autorità giudiziaria inquirente. Le indagini proseguono per identificare e rintracciare gli altri partecipanti alla rissa, attualmente ricercati, e per definire le cause e i rapporti tra i due gruppi coinvolti.
«Non sappiamo molto. Sono stato contattato lunedì sera alle 22 dal mio assistito, doveva essere trasportato dall'ospedale alla caserma dei carabinieri di Treviso. Lì è stato eseguito il fermo di indiziato di delitto e portato al carcere di Treviso», ha dichiarato l’avvocato Mauro Serpico, «Quello che sappiamo è che dalla visione dei filmati, sembrerebbe che il fermato sia quello che aveva l'arma e che ha sparato. La dinamica non è semplice, con coltelli da una parte e arma da fuoco dall'altra. Il mio assistito ha una ferita alla gamba, al gluteo, il volto emaciato e un taglio sotto l'occhio».
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