Treviso, raffica di chiusura di bar: si arrende anche il Nazionale sul Corso

Da via Manin a Sant’Antonino, da via Zermanese al Terraglio, serrande giù e spazi svuotati. «È un momento durissimo»

TREVISO. Chiude il Nazionale, lungo corso del Popolo. Un’istituzione del centro. Non ha riaperto la piadineria La Caveja in via Manin. E altri bar , anche in periferia, sono rimasti sprangati dopo il lockdown, e presentano eloquenti saloni svuotati.

È ancora crisi, in piena ripartenza. Il centro storico di Treviso è sempre più vuoto e lontano dai fasti del passato. In tempi di smart working, e senza turisti, sbiadisce il ricordo del continuo viavai di gente fra vie e piazze. La tendenza era evidente già negli anni recenti, complice lo spostamento di molti uffici pubblici e attività strategiche fuori città, ma ora l’emergenza Covid-19 ha creato una miscela micidiale: Canova ancora chiuso, lavoro in smart working che ha svuotato banche e uffici, studi, enti pubblici, calo di turisti e impiegati.

passerini agenzia foto film treviso bar chiusi in città in foto piadineria via manin
passerini agenzia foto film treviso bar chiusi in città in foto piadineria via manin


E la situazione è diventata critica. E tra le attività che hanno chiuso i battenti proprio durante il lockdown, senza più riaprire una volta che le normative lo hanno reso nuovamente possibile, ecco che i bar e locali stanno facendo la parte del leone.

Dice molto che anche qualcuno che aveva ripreso a lavorare lunedì 18 maggio si sia fermato definitivamente dopo nemmeno due settimane. Scelte che assomigliano una resa.

passerini agenzia foto film treviso bar chiusi in città in foto bar nazionale
passerini agenzia foto film treviso bar chiusi in città in foto bar nazionale


E quel che è accaduto al «Bar Caffetteria Nazionale», in corso del Popolo 48. Da sabato, senza preavviso, è rimasto chiuso. «Non sappiamo nulla», affermano sorpresi tutti, gestori dei negozi vicini e habitués, «quando siamo tornati lunedì mattina abbiamo trovato il locale vuoto e lucchetti alle porte. Non ci hanno detto niente, nessuno se l’aspettava»

La chiusura ha suscitato scalpore, per un’attività storica nel cuore del capoluogo. Ai suoi massimi fasti, era un autentico tempio del caffè, secondo per tazzine solo al bar dell’ospedale Ca’ Foncello. Negli ultimi tempi, il locale ha vissuto una girandola di gestioni, fino alla drastica scelta di questi giorni da parte della società che ad un certo punto aveva creato una piccola catena di locali, tra cui una birreria, fra centro e fuori mura. I rumors dicono che la Hausbrandt – come già all’ex Aquarium di via Martiri – possa rilevare direttamente il locale con gestione propria.

passerini agenzia foto film treviso bar chiusi in città in foto bar vesuvio via sant agostino
passerini agenzia foto film treviso bar chiusi in città in foto bar vesuvio via sant agostino


Poco distante da Corso del popolo, in via Manin, si è fermata la piadineria “La Caveja”, catena di franchising con sede a Como; appeso sulla grande vetrina, su una sala ormai spoglia, rimane solo un cartello, datato marzo 2020, in cui la direzione avvisa i clienti che presto ci saranno aggiornamenti sulla riapertura. Attesa per ora vana.

La crisi del settore è ribadita poi dalla chiusura in serie delle caffetterie “Vesuvio”; erano 5, è rimasta aperta solo quella in piazza San Vito. La catena, nata in poco tempo, aveva una casa madre – la “Vesuvio distribuzione” – al Chiodo, non più operativa anch’essa. Sono ancora vuoti il bar di via Verdi, a pochi passi dal Tribunale, quello in via S. Agostino, e quello in via S.Bona Nuova.

Proprio in via S. Agostino , si era arresa nel lockdown la caffetteria Franco, mentre in zona piazza San Vito a pochi metri dal municipio, avevano appeso la traversa al chiodo anche Terry & Bepi, i titolari de ’ “L’angolo bar”, che da oltre 30’ anni era un riferimento per dipendenti del comune, carabinieri, avvocati e sportivi.

Ma se il centro arranca, anche fuori mura il settore dei pubblici esercizi. Negli ultimi giorni si sono fermati il “Grape Cafè”, lungo il Terraglio, mentre sotto il cavalcavia non ha più riaperto i battenti “Ke Vin”. In via Sant’Antonino, ancora, ha chiuso i battenti la caffetteria “Terry’s”, la dove un tempo c’era la pasticceria “Tasca”.

Gli addetti ai lavori non sono sorpresi. «Chi non ha riaperto, si è fermato dopo aver ripreso a lavorare, era sicuramente in difficoltà anche prima del coronavirus», spiegano i responsabili delle associazioni di categoria, «Questa grave crisi crea un nuovo ordine di allineamento; chi prima soffriva le dimensioni ampie adesso ha più vantaggi e lavora, mentre i piccoli locali che prima erano agevolati nei costi di gestione ora soffrono». Schemi e punti fermi spazzati via dall’emergenza. «Le prossime settimane saranno decisive per capire chi supererà il periodo e chi invece non ce la farà», concludono, «A settembre avremo il primo vero test per il settore». E in molti temono una durissima selezione naturale. 

 

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso