Dopo 4 anni alla guida della Procura, Martani lascia Treviso e va in pensione
Il procuratore capo compirà settant’anni domenica 15 giugno e dovrà abbandonare l’incarico per raggiunti limiti d’età. Era arrivato a settembre 2021

Per tre anni e nove mesi ha retto le redini della Procura della Repubblica di Treviso e oggi saluterà i suoi sostituti e il personale che ruota attorno al suo ufficio.
Marco Martani è arrivato a Treviso nel settembre del 2021 dopo essere stato nominato dal Consiglio superiore della magistratura, a capo della Procura della Marca. Una nomina che era passata al Csm all’unanimità.
La carriera
Settant’anni domenica 15 giugno, prima dell’esperienza da avvocato generale della Corte d’appello di Brescia, era stato per 27 anni sostituto procuratore a Mantova, e per cinque anni aveva assunto la guida della Procura della Repubblica di Pordenone. In quell’occasione, per Martani, l’approdo nella città del Noncello aveva rappresentato un ritorno in Friuli Venezia Giulia.
Tra aprile e dicembre 1980, infatti, aveva lavorato a Udine, allo sportello della Bnl di via Mercatovecchio dopo la laurea in giurisprudenza all’Università di Bologna. Era avviato alla carriera di funzionario di banca, ma gli bastarono pochi mesi per capire che la sua strada era un’altra, ovvero la via del palazzo di giustizia.
Il lavoro a Treviso
Nonostante poco meno di quattro anni non sia un lunghissimo periodo, non si può certo dire che non sia stato intenso dal punto di vista dei casi giudiziari che Martani e i suoi sostituti hanno dovuto affrontare.
Su tutti la piaga degli incidenti stradali nella Marca, un’impennata di omicidi senza precedenti dopo il lockdown (se prima del Covid la media dei delitti nella Marca era di due o al massimo tre all’anno, nei dodici mesi a cavallo tra il 2023 e il 2024 ce n’è stata oltre una decina) e il crescente e preoccupante fenomeno delle baby gang, sfociati in due omicidi, tutti negli ultimi mesi.
Il delitto di Francesco Favaretto, nel dicembre del 2024, in via Castelmenardo, nel cuore di Treviso, e quello di Lorenzo Cristea, a inizio maggio scorso, all’esterno della Baitra al Lago, uno dei più noti locali, se non il più noto, di Castelfranco.
Ma la procura ha avuto a che fare, sotto la sua guida, a che fare con scandali finanziari, come il caso Nft, New Financial Technology, la società partita da Silea che prometteva rendimenti del dieci per cento al mese – a fronte di investimenti minimi da diecimila euro – grazie a un presunto algoritmo di arbitraggio sulle criptovalute.
I delitti
Un altro caso che ha scosso la Marca, per modalità inedite, è il delitto della pensionata coneglianese Margherita Ceschin, che vede tra gli imputati l’ex marito, considerato il mandante dell’omicidio, che avrebbe assoldato alcuni sicari dominicani. In questo caso la Procura ha già incardinato il processo che potrà arrivare alle sue battute finali già entro l’anno, a tempo di record se si pensa che il delitto fu commesso nel giugno del 2023. Infine, c’è anche il giallo irrisolto di Alex Marangon, morto all’abbazia di Vidor.
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