Treviso, l’ordine degli avvocati mette a disposizione un elenco di legali per le vittime di violenza

La vicepresidente dell’ordine di Treviso, Silvia Biscaro, spiega: «Gli avvocati in questione non potranno poi assumere incarichi da parte di donne cui è stata offerta l’attività di consulenza ed informazione» 

Diego Casonato, presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Treviso
Diego Casonato, presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Treviso

L’ordine degli avvocati di Treviso metterà a disposizione delle donne vittime di violenza un elenco di legali disponibili a prestare attività gratuita di consulenza e informazione sui mezzi, gli strumenti e le modalità da tutela giudiziaria dei diritti.

«L’attività prestata – spiega la vicepresidente dell’ordine Silvia Biscaro – si svolge nella puntuale osservanza delle regole deontologiche: questi avvocati, i loro soci, gli associati, i collaboratori e i membri dello stesso studio non potranno poi assumere incarichi da parte di donne cui è stata offerta l’attività di consulenza ed informazione».

«Credo che questa iniziativa svolga un’importante funzione sociale che il nostro ordine, proprio per il ruolo che ci appartiene, doveva condividere” – sottolinea il presidente dei legali trevigiani Diego Casonato».

La situazione del tribunale di via Verdi

Lo stesso Casolato, in vista della assemblea degli avvocati del nordest italiano in presenza del ministro della giustizia Carlo Nordio, si è soffermato sulla situazione del tribunale di via Verdi e sulle prospettive della professione.

«Gli avvocati a Treviso sono 2067, suddivisi in 989 uomini e 1078 donne, consolidando così una tendenza affermatasi già da alcuni anni. – spiega – . Il trend attuale vede un calo complessivo degli iscritti a fronte di un numero di cancellazioni dall’albo non compensato da “nuovi arrivi”. Attualmente ci sono a Treviso 270 praticanti, contro i 461 di circa 10 anni fa.

«La professione non è più appetibile come in passato e non mancano le cancellazioni dall’albo degli avvocati, giovani e meno giovani, che optano per un sicuro posto fisso nella pubblica amministrazione, piuttosto che per un reddito incerto nella libera professione».

In questo contesto, pende la spada di Damocle dell’istituzione del tribunale della Pedemontana che porterebbe alla perdita di almeno un quarto degli iscritti che verrebbero assorbiti da Bassano del Grappa. «Siamo la provincia maggiormente colpita tra quelle direttamente coinvolte e cioè, oltre a Treviso, Padova e Vicenza – aggiunge il presidente - Siamo quindi “sospesi”, in attesa di vedere come evolverà la situazione e consapevoli che l’istituzione di questa realtà porterebbe un danno anche alla cittadinanza. E’ infatti evidente che il tribunale della Pedemontana partirà da zero e porterà via a Treviso magistrati, personale amministrativo, cancellieri e ufficiali giudiziari».

«Ora, considerato che a Treviso abbiamo una scopertura di organico che si attesta già adesso al 50%, è ragionevole ipotizzare che se una parte delle già scarne risorse organiche verrà dirottato a Bassano, la scopertura raggiungerà un livello del 65%, considerato che, per una parte dei dipendenti attualmente addetti a via Verdi, la sede di Bassano sarebbe più agevole rispetto a Treviso».

Pasqualin: «Tribunale della Pedemonatana incompatibile»

«L'iniziativa del tribunale della Pedemontana - spiega il presidente dell’Unione triveneta degli avvocati Andrea Pasqualin - risulta incompatibile con una razionale aspettativa di recupero di efficienza. E ciò sotto più profili. Anzitutto perché, attesa l’attuale scopertura degli organici nonostante i concorsi indetti, la dotazione organica del nuovo tribunale non potrebbe che avvenire sottraendo risorse agli uffici esistenti, già in condizione di conclamata sofferenza, con il conseguente inevitabile ulteriore peggioramento delle loro performances e ulteriore grave pregiudizio dell’interesse pubblico sotteso al funzionamento della giustizia».

«Ma poi anche perchè la frammentazione degli uffici giudiziari – continua Pasqualin – con la conseguente inevitabile riduzione del numero degli addetti (determinata anche dalla riduzione del bacino di utenza), risulterebbe inconciliabile con l’ormai non rinunciabile specializzazione del personale di magistratura in un contesto normativo sempre più complesso e articolato».

Il presidente di Treviso Casonato ricorda infine che dal mese di ottobre l’ordine della Marca ha messo a disposizione dell’Uepe (Ufficio Esecuzione Pena Esterna) un locale già in uso in tribunale affinchè venga utilizzato per un’ulteriore possibilità di ampliamento delle attività dell’ufficio in favore dell’utenza.

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