Al mercato di Treviso il caos della compravendita sfida il nuovo regolamento
Tra i principali aggiornamenti si esige più ordine e decoro nell’esposizione: sono entrate in vigore nuove regole per assegnazione e gestione dei posteggi, sono stati definiti orari per allestimento e disallestimento

Al mercato centrale di Piazzale Burchiellati regna il fascino della compravendita, nonostante il nuovo regolamento. È entrato in vigore da agosto, approvato dal consiglio comunale per questi spazi cittadini più accoglienti e funzionali.
Le regole
Tra i principali aggiornamenti si esige più ordine e decoro nell’esposizione, sono entrate in vigore nuove regole per assegnazione e gestione dei posteggi, sono stati definiti orari per allestimento e disallestimento, viene richiesta più attenzione alla sicurezza e alla pulizia e posto il veto ai prodotti usati, rigenerati o riqualificati, eccetto quelli del tradizionale mercatino dell’antiquariato di borgo Cavour, l’ultima domenica del mese.
Proibita ogni forma di emissione sonora ed obbligo di tamponare il fronte dei banchi con un telo e collocare i furgoni entro i limiti della concessione.
L’obiettivo? «Riportare i mercati di Treviso allo splendore di un tempo, valorizzando il centro città e l’esperienza di residenti e turisti». Risultati? Altalenanti e contrastanti, almeno secondo lo scopo dei nuovi canoni.
I banchi dei vestiti
Va dato atto che la maggior parte dei venditori ambulanti del martedì e del sabato mattina tra piazzale e viale Burchiellati, borgo Mazzini e piazza Matteotti pone attenzione al decoro e all’assetto nell’esposizione dei prodotti.
La lente d’ingrandimento cade sui capi d’abbigliamento, piegati adeguatamente, divisi per tipologia o prezzo. È ai venditori di “roba da vestire” che l’amministrazione chiede maggior attenzione: quelli alla rinfusa, mischiati, ma che danno il senso più autentico del mercato cittadino, dell’occasione, del toccare con mano tessuto e caratteristiche del prodotto.
E, ancora, una buona fetta dei commercianti di strada rispetta le norme, predisponendo i vestiti secondo i criteri resi noti, almeno nella prima parte della mattinata.
Poi, vien da sé, il cliente chiede di vedere la t-shirt per intero o di verificare la taglia ad occhio; lì riordinare tutto diventa impensabile, tanto più se dietro il banco ci sono poche persone e tante dall’altra parte che ne approfittano per testare il capo autonomamente, come imporrebbe la legge delle bancarelle. Insomma, anche ai più diligenti venditori il Comune chiede troppo, eppure la situazione sembra migliorata e l’anima del mercato non si è ancora persa.
Dolce confusione
Poi ci sono i disordinati e i disattenti, quelli dei cestoni in cui rovistare. Sono i commercianti ambulanti che lasciano pantaloni, calzini, cinture e ciabatte tutti insieme, divisi per prezzo. Lasciano che siano i clienti a prendersi la scena, esponendosi anche a furti, ma disinteressandosi del famoso decoro predicato dal Comune.
E sono tanti ancora, incuranti. Certo, ormai sembrano spariti i capi usati o di seconda mano (com’è possibile riconoscerli?), ma ci sono ancora troppe aree in cui regna il disordine, soprattutto in borgo Mazzini. A loro l’amministrazione può chiedere ancora un passo in avanti, ma senza esagerare: quella dolce confusione da bazar non può essere toccata.
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