Treviso, mamme a cinquant’anni grazie all’eterologa

Al Ca’ Foncello il caso conferma il trend: la cicogna arriva sempre più tardi. In sala parto l’età media delle donne italiane è ormai la più alta: 33,5 anni

TREVISO. Mamma a cinquant'anni grazie alla fecondazione assistita. Il lieto evento è avvenuto qualche settimana fa all'ospedale Ca' Foncello. Madre e figlio stanno bene e, pur trattandosi di un caso raro, confermano un trend risaputo: la cicogna arriva sempre più tardi. Nella Marca l'età media della prima gravidanza si attesta a 33,5 anni. Contro i 29,5 delle future mamme dall'Est Europa che vivono nel Trevigiano, i 29,7 delle asiatiche, i 30,2 delle africane, i 31,9 delle americane e i 32,7 delle partorienti originarie dell'Ovest Europa. È quanto emerge dalla fotografia scattata tra gennaio e giugno di quest'anno dal reparto di Ginecologia e Ostetricia del Ca' Foncello, che ha seguito 997 parti. «Circa l'8% di queste pazienti ha fatto ricorso alla procreazione medicalmente assistita (Pma). Molto spesso la metodica viene effettuata dopo i quarant'anni, una fascia d'età che nel primo semestre 2017 ha visto 88 mamme rivolgersi a noi. L'età superiore si può tradurre in una gravidanza più a rischio che deve essere seguita con attenzione sotto il profilo medico» spiega Enrico Busato, primario di Ginecologia e Ostetricia.

Altro fenomeno che si nota rispetto al passato è il ricorso alla fecondazione eterologa. Nei primi sei mesi del 2017 una decina di neo-mamme trevigiane ha partorito un figlio nato grazie all'ovodonazione (cioè ovuli o sperma esterni alla coppia adoperati per concepire il proprio bimbo). «Tutte queste pazienti sono andate all'estero per sottoporsi all'eterologa, dato che in Italia, pur essendo stata legalizzata, la tecnica stenta a decollare per la mancanza di donatori» aggiunge il dottor Busato.

Sempre più spesso il suo reparto segue le partorienti “over”, quindi le più a rischio. La Ginecologia di Ca' Foncello è infatti un centro specializzato per assistere i parti con anomalie placentari e svolgere diagnosi prenatali mirate. Servizi che richiamo future mamme da tutta la provincia e anche dal Veneziano. «Abbiamo creato una équipe multidisciplinare per i casi di parto con anomalie placentari, molto delicati perché possono portare a una mortalità materna», aggiunge il medico, «quando facciamo il cesareo attiviamo anche l'emorecupero del sangue materno e con i radiologi interventisti procediamo alla riduzione del sanguinamento intervenendo sui vasi sanguigni collegati all'utero. Vista la nostra esperienza stiamo partecipando a un importante studio multicentrico».

Dall'inizio dell'anno sono state seguite con questa speciale procedura cinque donne, mentre diverse decine hanno eseguito la diagnosi prenatale con metodi mininvasivi. «Da un prelievo di sangue materno è possibile fare una ricerca sul dna fetale e quindi arrivare a una diagnosi che prima era fattibile solo con amniocentesi e villocentesi. Inoltre, l'ecografia di secondo livello permette di valutare le malformazioni minori» aggiunge il primario. Tra le migliorie in programma: l'apertura di 2 sale parto in aggiunta alle 3 già in funzione.

 

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