Treviso, la stilista in miniatura: la storia di Grazia che veste le Barbie

A 83 anni Grazia Collura ha confezionato più di 8 mila abiti per la bambola Barbie. La sua collezione è diventata un museo, a Portobuffolè

TREVISO. «Mi sono fatta il mausoleo», ironizza riferendosi alle oltre quattrocento creazioni che ha donato al Comune di Portobuffolè per una mostra permanente - che rientra di diritto tra le più curiose e colorate d’Italia - nelle ex scuole elementari dell’incantevole borgo al confine tra Veneto e Friuli. E non è un’esposizione statica: ai più di quattrocento abiti in mostra è pronta ad aggiungerne altri duecento. Tutti con la stessa, celeberrima modella: Barbie.

Perché il “mausoleo” di Grazia Collura, quasi 83 anni d’invidiabile vitalità e irrefrenabile creatività, è l’Atelier di Barbie nel quale, pur se è la bambola più famosa di sempre a richiamare l’attenzione, l’attrazione più seducente è sicuramente l’abilità creativa, imprevedibile, ingegnosa e giocosa di Grazia. Di giocare con Barbie non si stanca: ha cominciato a farlo negli anni Settanta creando abiti per le bambole della figlia e delle sue amichette, in quella Genova dov’è nata e di cui conserva ancora l’ accento, nonostante viva a Treviso da diciassette anni. «Non ho mai fatto la sarta» racconta «ma sapevo arrangiarmi per i piccoli interventi con ago e filo, così ho cominciato a cucire abitini per le Barbie con cui giocava mia figlia, personalizzandoli sempre più a seconda dei suoi desideri.

Grazia Collura
Grazia Collura

Tanto che già per la sua prima Comunione mi inventai dei sacchettini-bomboniere che erano in realtà dei vestitini: mi arrivano un sacco di complimenti e anche qualche commissione. Allora, però, ero impegnata con il mio lavoro di parrucchiera e con due figli piccoli, quindi non potei applicarmi, non potevo dedicarmi troppo a quell’hobby». Raggiunta l’età della pensione, con il marito presero la decisione di venire a vivere a Treviso, nella prima periferia, per stare vicini alla figlia che qui si era trasferita dopo il matrimonio. I traslochi, è noto, riportano a galla il passato: spostando mobili e oggetti di una vita risaltarono fuori le Barbie e i loro vestitini.

«Dovendo eliminare molte cose della nostra precedente vita in Liguria per mancanza di spazio, mio marito e io abbiamo cominciato a frequentare i mercatini dell’usato. Ci ho portato anche le Barbie, alle quali nel frattempo avevo rinnovato il guardaroba. Fu subito un grande successo». Altro che vendere: «Ho iniziato a comprarne altre, a svestirle dei loro abiti industriali e a confezionare per loro modelli del tutto originali, oppure a realizzare copie degli abiti commercializzati dalla Mattel negli anni Settanta, ricavati da fotografie storiche trovate nei libri e in vecchie riviste. Poi mi sono fatta prendere la mano e ho cominciato a vestire la Barbie con abiti storici, con le riproduzioni in miniatura di celebri abiti di stilisti famosi, con quelli indossati dalle star e dalle famiglie reali che trovo sulle riviste di moda e di gossip, di cui colleziono molto scrupolosamente le immagini che più mi piacciono: ho interi faldoni di ritagli di modelli che voglio realizzare in futuro».

Nel frattempo, però, una nuova passione la occupa moltissimo: la creazione di abiti nuziali in miniatura uguali a quelli delle spose reali. «Parenti e amici mi portano le foto scattate, a volte di nascosto, durante la prova dell’abito da sposa e io cucio un abito identico a misura di Barbie, che diventa quasi una mascotte per la sposa che mi fa sempre un immenso piacere ritrovare nelle foto delle nozze. È un’attività cominciata per caso, che ha preso sempre più piede e che mi diverte sempre di più. Anche perché realizzare miniature di abiti così particolari non è semplice, ed è stimolante inventare i modi più diversi per riuscire a imitare ricami e decorazioni raffinate in dimensioni ridottissime».

E poiché la nuova tendenza delle miniature degli abiti da sposa la appassiona, Grazia ha riprodotto a dimensione di Barbie anche il suo, che mostra come negli anni Sessanta andò all’altare con un abito nero: l’originalità è una sua caratteristica da sempre. Ma la sua creatività non proviene solo dalla sua inesauribile fantasia: «Ho studiato a fondo la storia di Barbie e i suoi abiti originali perché è “la mia modella” e ho voluto conoscerla bene. Ammiro molto il fatto che abbia sempre adeguato il suo guardaroba ai nuovi stili di vita e costumi. Questa sua peculiarità mi ha suggerito di produrre molti abiti riferiti a donne diventate icone di eleganza come Jacqueline Kennedy e Audrey Hepburn, ma anche di seguire mode e suggestioni di un particolare periodo, oppure di creare perfette riproduzioni di momenti celebri, come il matrimonio di Carlo e Diana, o le ambientazioni di film famosi come “Vacanze Romane”.

Per riuscirsi, ho dovuto spesso vestire anche Ken, riproducendo anche alcuni abbigliamenti di personaggi come Michael Jackson o Freddie Mercury». Ispirazioni a parte, l’aspetto più sorprendente dell’incredibile produzione di Grazia («penso di aver realizzato almeno 8-9000 vestitini», afferma) sono i materiali con cui sono realizzati: ritagli, tovaglie, fazzoletti, arredi per la casa. «Molte amiche e conoscenti mi regalano vecchi abiti magari danneggiati, dai quali riesco a ricavare stoffa a sufficienza per inventarmi un modellino particolare, o serie di tre abitini simili ma tutti diversi nelle finiture, creando una piccola collezione. C’è anche chi mi regala un orlo di pizzo strappato, un ritaglio di pelliccia, un piccolo gadget che riesco a far diventare una borsa o un accessorio. Ho un armadio pieno di scatole e scatolette dove ho riposto ritagli di stoffa d’ogni genere, e spero sempre di ricordarmi dove sono perché non sono mai riuscita a riordinarli davvero, posso far conto solo sulla mia memoria».

E poi se i pezzi cercati non saltano fuori scende in campo la creatività: quando non è più riuscita a trovare una scarpa di Ken, Grazia ha ben pensato di creare un’ingessatura per il piede che rimaneva scalzo, riproducendo uno sciatore infortunato. Grazia di giocare con il suo micromondo sartoriale non si stanca mai, e continua a pensare a tante creazioni per l’Atelier di Portobuffolè che è proprio lei, ogni seconda domenica del mese, ad aprire e a illustrare ai visitatori (è visitabile anche in altri momenti, ma solo su prenotazione). «Assieme agli abiti e alle bambole» ricorda «ho donato al Comune anche una trentina di teche per l’esposizione, che ora sono già fin troppo piene. Spero di poterne presto avere altre per aggiungere nuovi pezzi già pronti all’esposizione, anche se oramai la stanza che ospita l’Atelier è già pienissima. Mi piacerebbe anche che qualcuno mi aiutasse a tenerlo aperto un po’ più spesso, perché ogni volta che vedo i volti sorridenti e stupiti delle bambine, ma anche degli adulti, che guardano i miei abiti, capisco che ho fatto loro un bel regalo, che ho saputo trasportarli almeno per qualche minuto nel paese dei sogni e della fantasia, e ne sono fiera. Però mi spiace che non possano goderne anche in altri momenti».

Nel frattempo, la passione è diventata anche un piccolo lavoro. Ogni terza domenica del mese, infatti, li porta al Mercatino di Godega Sant’Urbano: «Le Barbie che vesto sono sempre molto ammirate e richieste e questo è per me molto gratificante. Ma ogni volta che ne vendo una su cui ho lavorato molto la bacio, prima di consegnarla nelle mani di chi l’ha comprata: per me è come separarmi da una mia creatura, piuttosto che da una mia creazione». Quel che è ancora più straordinario è che a Godega Sant’Urbano, a circa quaranta chilometri da casa sua, Grazia ci va da sola e allestisce e gestisce il banco in completa autonomia («mio marito non vuole nemmeno sentirne parlare»). D’altronde, come affermò anche George Bernard Shaw - che arrivò a compiere 94 anni - non si smette di giocare perché s’invecchia, ma s’invecchia perché si smette di giocare.

È dal 2015 che le ex scuole elementari di Portobuffolè ospitano la singolare mostra permanente di centinaia di creazioni sartoriali a misura di Barbie. Una sorta di museo tematico, che si è stato chiamato “Atelier della Barbie”, nel quale abiti e accessori raccontano tempi, mode, personaggi e tendenze grazie alle creazioni di Grazia Collura. Si può visitare, spesso con la guida della creatrice. Per prenotare le visite all’Atelier di Barbie: Ufficio Turistico di Portobuffolè, tel. 0422.850020. Ingresso libero. 

 

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