Treviso, i fedeli si mobilitano in difesa dei preti sotto accusa

La Chiesa trevigiana continua dunque a registrare fortissime reazioni da parte del suo popolo. Prima i parroci, ora i laici, con la sua principale associazione, l'azione cattolica, attiva nei settori ragazzi, giovani e adulti

TREVISO. E si mobilita anche l’Azione Cattolica, coni suoi ottomila iscritti nella Marca. Il consiglio appena insediato (dopo la votazione in Seminario) esprime «affetto, gratitudine e la più profonda stima verso il clero della Diocesi di Treviso, i seminaristi e gli educatori tutti del Seminario».

Una presa di posizione molto netta e chiara, che segue l’appello con 200 firme di parroci, sacerdoti e degli ex seminaristi di Treviso oggi laici, tutti schierati con don Paolo Carnio e don Livio Buso, responsabile e assistente della comunità vocazionale negli anni 90 e 91, accusati di abusi e violenze dall’ex seminarista Gianbruno Cecchin, ora professore universitario. Oggi don Buso è parroco a San Martino di Lupari e don Paolo Carnio al Duomo di San Donà.

La Chiesa trevigiana continua dunque a registrare fortissime reazioni da parte del suo popolo. Prima i parroci, ora i laici, con la sua principale associazione, attiva nei settori ragazzi, giovani e adulti. «L’Azione Cattolica è unita nella preghiera per la Chiesa trevigiana, ed esprime unanime e incondizionata fiducia nei confronti del vescovo Michele, invocando su di lui l’intercessione di Maria perché lo assista nella guida della comunità».

Una Chiesa che, presa di mira e finita nell’occhio del ciclone anche mediatico, non accusa imbarazzi. Anzi: di fronte alle gravissime accuse, il “gregge” dei fedeli trevigiani ha reagito con forza all’unisono, in uno scatto. Un contropiede innescato proprio da don Buso, dopo la difesa non d’ufficio della Diocesi, e via via allargatosi.

Una reazione che non passa inosservata. Né al vescovo Michele Tomasi, né al vicario monsignor Adriano Cevolotto (ora in Ecuador in visita missionaria), né ai piani alti. «Una bellissima testimonianza di quanto ha fatto il Seminario a favore di tanti giovani», è il commento in Vescovado. E l’entourage di monsignor Tomasi sottolinea come «la coralità e l’immediatezza della risposta siano la miglior immagine di quanto sia considerato il servizio reso dal seminario ai giovani cresciuti e formati lì, siano poi divenuti preti o che invece abbiano scelto vita laicale, matrimonio e famiglia». Non solo: c’è chi riconosce che «qualcuno possa aver fatto esperienze non del tutto favorevoli», ma tutti sanciscono il «ruolo educativo, di formazione e di servizio esercitato dal Seminario». E da Vittorio Veneto arriva a dar “manforte” il vescovo di Vittorio, Corrado Pizziolo: «Personalmente sono molto contento di questa reazione, credo sia un segno, insieme alla reazione compatta delle parrocchie di San Donà e San Martino di Lupari, dell’assoluta credibilità di cui godono universalmente i preti accusati e della inverosimiglianza delle accuse. Non ritengo impossibile che un prete possa, purtroppo, compiere atti cattivi ma, allo stesso tempo, accettare e prendere per vera ogni accusa è intollerabile. Quindi è giusto reagire». Pizziolo, negli anni 90, risiedeva in Seminario a Treviso, ed è dunque testimone due volte autorevole. Certo il vescovo Tomasi, insediatosi a ottobre, non si attendeva un caso simile come “debutto”. Nonostante una telefonata personale all’accusatore, non si è fermata la valanga che ha finito per colpire sia i sacerdoti che Seminario e Diocesi. Il vescovo ha avviato l’ indagine interna, secondo le recenti direttive di papa Francesco, «per far luce sulle gravi accuse formulate a carico dei due sacerdoti, persone unanimemente stimate per il loro servizio di educatori svolto per anni in Seminario, senza che mai sia stato sollevato il benché minimo sospetto sulla loro correttezza».

E il settimanale diocesano “la Vita del Popolo” ha dedicato numerosi articoli alla vicenda, con un editoriale del direttore, don Lucio Bonomo, che definisce questo «un periodo di prova per tutti», non senza manifestare preoccupazione collettiva, dolore e sconcerto provato di fronte al dilagare delle accuse ma anche delle interpretazioni e degli elucubranti giudizi di esperti che hanno gettato sui due sacerdoti «una luce sinistra», delineando un quadro allucinante del Seminario «tirato dentro nel tritacarne dei sospetti e delle accuse»: una «situazione kafkiana» che si vorrebbe dissolvere chiamando a raccolta tutte le forze, religiose e laiche. Con una riflessione di don Giancarlo Pivato, responsabile della comunità vocazionale.

E non sono state a guardare neppure le due parrocchie extraprovinciali. «Barcollante, ma non al tappeto, la comunità di San Donà fa quadrato e si stringe attorno al suo pastore», dice “la Vita del Popolo”. I fedeli di San Martino di Lupari hanno organizzato ieri una maratona di preghiera, dalle 16 alle 21: veglia silenziosa dove le parole erano pensate e sussurrate per contrastare il «gran clamore». —

Laura Simeoni

Andrea Passerini
 

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