Treviso, FdI come la (vecchia) Lega, contro i negozi etnici
La proposta: «Per sicurezza e decoro necessario riordino, no a troppo locali nello stesso posto». Scontro con la sinistra che attacca: «Incapaci»

Limitare il numero dei negozi etnici in una stessa zona per garantire decoro e sicurezza. A lanciare l’idea a Treviso è stato due giorni fa l’avvocato Fabio Crea, esponente di Fratelli d’Italia, suggerendo al Comune e al sindaco Conte un intervento per via Roma, ma anche per il resto della città.
«Il problema è che sono solo queste attività (tra Ponte San Martino, ponte della Stazione e Piazza Giustinian si contano ben 9 attività commerciali gestite da stranieri)» ha detto Crea, «che creano assembramenti, agglomerati, presenze di stranieri violenti che giornalmente compiono gravi reati, a dispetto del dispiegamento delle forze dell’ordine, che, ovviamente, non possono presidiare giornalmente ognuno di questi esercizi commerciali».
Le parole ricordano le battaglie della Lega degli anni Novanta, il Carroccio meno istituzionale di oggi e più barricadero. Ed hanno fatto sollevare l sopracciglio a qualche membro della coalizione di maggioranza.
L’affondo della destra
Chiaro l’intento meloniano di fare una bandiera della battaglia sul decoro. Tant’è che a stretto giro di posta è arrivato il plauso degli ambienti della destra cittadina con "Prima i Trevigiani", associazioni che la riunito diversi ex Forza Nuova e nei giorni scorsi aveva già preso di mira il centro sociale Django: «Non è accettabile che in una strada cittadina vi sia un concentramento di attività etniche che sovrasta la reale "identità" del contesto urbano trevigiano» ha detto l'associazione con Leonardo Campion, «Non è una questione di discriminazione, nelle zone di massimo concentramento di kebab, money transfer, bazar vari, vi è anche una forma di ghettizzazione, di ricettacolo per figure poco "limpide", penso a via Roma, ma anche via Oriani e la zona dello stadio Tenni».
L'intenzione è quella di far arrivare il tema sul tavolo di giunta con l'assessore FdI al commercio Vettoretti. E proprio dai meloniani in consiglio comunale un altro assist: «Più controlli e pugno di ferro verso le attività etniche, ospitanti di spacciatori e pregiudicati» ha incalzato Alberto Ciamini, consigliere di FdI ai Trecento riferendosi poi alle ultime violenze in città, «se i commercianti hanno paura bisogna convocare un tavolo con le istituzioni, non si può continuare a vivere con queste situazioni di degrado create ad opera da parte di stranieri o italiani di seconda e terza generazione».
La risposta dell’opposizione
L’affondo della destra non è rimasto senza reazione. A rispondere in primis, Luigi Calesso di Coalizione Civica: «L'allineamento temporaneo tra il sindaco Conte e l'avvocato Crea non poteva che nascere dalla comune considerazione sulla "prevalenza degli stranieri tra coloro che creano problemi nel quadrante di via Roma". Ma l'avvocato Crea va oltre e pone il problema della concentrazione nell'area degli "esercizi etnici" sbagliando di grosso» dice Calesso, «sono proprio i negozi ed esercizi etnici a rappresentare un "presidio sociale" anche in quella zona, un presidio insufficiente per evitare tutti gli attivi violenti ma probabilmente utile a ridurne il numero. Invece di essere osteggiarti, i titolari degli "esercizi etnici" andrebbero sostenuti come "presidio sociale". Con loro va stretta un'alleanza». E Stefano Dall’Agata, coportavoce Federazione Provinciale di Europa Verde: «Il punto politico è che la Città è governata dal centrodestra, che non ha assolutamente il controllo della situazione e non sapendo che pesci pigliare, invece di chiedere azioni decise contro i rei, sceglie di scagliarsi contro persone che fanno semplicemente il proprio lavoro. Se non sanno come governare la Città non è che li obbliga Dio a far politica» conclude, «possono tranquillamente andare a fare altro, gran parte della Città non li rimpiangerebbe affatto».
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