Treviso. False vaccinazioni, l'Usl chiede un milione a Petrillo

L’Usl di Udine ha quantificato il danno causato dall’assistente sanitaria trevigiana La dipendente è accusata di non avere vaccinato oltre 5.400 bambini
ZAGO AG.FOTOFILM SAN BIAGIO DI CALLALTA VACCINI, SEDE ULSS2 DISTRETTO TV. SUD
ZAGO AG.FOTOFILM SAN BIAGIO DI CALLALTA VACCINI, SEDE ULSS2 DISTRETTO TV. SUD

TREVISO. Ammontano a oltre un milione di euro i danni per il caso delle finte vaccinazioni legate alla assistente sanitaria trevigiana Emanuela Petrillo. È questa la prima stima effettuata dall’Azienda sanitaria friulana a sei mesi dallo scandalo che ha sconvolto il Medio Friuli e nel quale sono state coinvolte, loro malgrado, 7 mila famiglie, dove Petrillo lavorò in passato. L’Usl 3 friulana ha dovuto, infatti, ordinare 20 mila nuovi dosi di vaccini (7 mila 500 per esavalente; 4 mila per morbillo, rosolia, parotite e varicella; 2 mila per meningococco; 4 mila 700 per pneumococco; 350 per meningoencefalite da zecca; mille e 800 per il papilloma virus) per un aggravio di costi che si aggira tra i 600 mila e gli 800 mila euro.

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«A questi si devono aggiungere – precisa Pierpaolo Benetollo, direttore dell’Azienda friulana – i 150 mila euro destinati dalla Regione agli incentivi al personale perché abbiamo dovuto far fronte a nuove assunzioni, spostamenti per un periodo di operatori sanitari da altre sedi friulane e straordinari. Insomma, il carico di lavoro è stato notevole». Soltanto al termine dell’emergenza la task force “Vaccinare sì” che si è costituita all’indomani dello scandalo potrà stilare una stima più precisa. «Resta il fatto – sottolinea Benetollo – che tenteremo di rivalerci in sede giudiziaria per il danno subito».

La Regione e l’Usl non arretrano, insomma, di un passo nei confronti di Emanuela Petrillo che rimane l’unica indagata nella vicenda, accusata di falso, peculato e omissione dalla Procura di Udine che nel frattempo ha ricevuto i fascicoli dal palazzo di giustizia di Treviso. Anche perché a monte c’è stato un grande sforzo da parte di tutto il personale medico che da fine aprile è stato sottoposto a carichi di lavori straordinari. «Ad agosto abbiamo terminato con le prime somministrazioni di dosi – dichiara Benetollo –. Ma al di là delle vaccinazioni abbiamo svolto un’intensa attività per chiamare tutte le famiglie. Abbiamo completato un primo tentativo di telefonate. Poi abbiamo spedito migliaia di raccomandate per raggiungere i ritardatari. E ora ci apprestiamo a realizzare un secondo giro di chiamate per ridurre il più possibile il numero dei genitori che finora non hanno risposto ancora all’appello».

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A questo si aggiunge l’opera di convincimento per aiutare tutte quelle famiglie indecise sul da farsi. Il “principio di precauzione” adottato dall’Azienda sanitaria e il normale dubbio che molti non fossero coperti hanno generato titubanza in numerosi genitori già colpiti dalla vicenda. «La paura, l’ansia, l’agitazione e la rabbia di quei giorni quando era scoppiato lo scandalo – spiega Andrea Iob, direttore del dipartimento di prevenzione dell’Azienda sanitaria 3 del Friuli – ha lasciato spazio oggi al raziocinio. C’è meno impulsività nell’approccio con i nostri consulenti durante i colloqui. Le mamme si informano, vogliono che tutto sia fatto con i giusti criteri».

«Dobbiamo fare un applauso a quelle mamme e papà – aggiunge Benetollo – che hanno compreso le difficoltà iniziali e, dopo un primo momento di smarrimento, hanno accettato il confronto. Prima di ogni dose di vaccino i nostri operatori sanitari hanno effettuato colloqui di 30 minuti per famiglia per tranquillizzarli. Ora non c’è più bisogno di questa attività di supporto perché la situazione è rientrata nella normalità. Inoltre fondamentale è risultata la collaborazione con i media, con i medici di medicina generale, i pediatri ospedalieri e di libera scelta per far veicolare le giuste informazioni che devono prevalere in questi momenti a inutili allarmismi».

A conferma di ciò il risultato che è emerso dall’analisi dei 303 questionati raccolti tra i genitori in sala d’attesa prima delle vaccinazioni dagli operatori dell’Azienda sanitaria universitaria di Udine in collaborazione con la scuola di specializzazione in igiene e medicina preventiva dell’Università. Il 18% degli interpellati ha affermato di informarsi tramite i giornali, il 16% consultando i medici. Di seguito i familiari e gli amici (il 12,1%) e la televisione (11,4%). A rendere più facile la comunicazione sono state le fonti istituzionali (siti internet, numero verde, mail dedicata dell’Azienda sanitaria, servizio “whatsaas3”) considerate più affidabili in seguito all’implementazione del piano e passate dal 2.4% al 45.6%. Un altro risultato emerso dai questionari è che oltre l’88% dei genitori continua a ritenere i vaccini una pratica utile e fondamentale, mentre solo il 2,7% ritiene che siano superati e pericolosi.




 

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