Treviso con Pordenone il governo nega la fusione

TREVISO. Una Camera di commercio unica fra Treviso e Belluno - già “fuse” - e Pordenone. Un progetto ideale, ma che viene frenato «dal Governo, e in particolare dalla sua forte componente friulana». Mario Pozza, presidente della Camera di commercio di Treviso e Belluno, è schietto e diretto: «Le imprese di Pordenone sono le stesse di Treviso per tipologia ed esigenze: settore del mobile, metalmeccanica, cantieristica. C’è una forte logica di azione comune, ma la riforma delle Camere di commercio ce lo impedirà. Il Friuli vuole farsi una sua Camera unica, pesa la componente territoriale in seno al Governo».
Fa il nome di Debora Serracchiani per prima, Pozza, ma la presidente della Regione Friuli Venezia-Giulia non è l’unica a entrare in questa considerazione: «Ci sono anche Ettore Rosato - capogruppo del Partito democratico alla Camera, triestino, ndr - e Gianni Cuperlo - deputato e membro della direzione nazionale del Pd, triestino pure lui - nomi che hanno un peso».
Il progetto di allargamento verso Pordenone, dunque, sembra già morto, nonostante diverse sinergie siano già sul piatto da tempo (dalla Curia Mercatorum per le conciliazioni a quelle tra le società consortili dedicate a ricerca e innovazione). «La legge di riforma delle Camere non prevede fusioni a scavalco tra regioni», dice Pozza, «nonostante nel nostro caso ci siano evidenti affinità territoriali e di produzione lungo il corso del Livenza. Sarebbe stata una grande occasione, anche perché le due realtà si muovono già di fatto come una rete d’imprese. Abbiamo fattori friulani che pesano molto sul Governo: è nota la posizione della presidente Serracchiani, vuole una Camera unica regionale, ma deve fare i conti con la Venezia Giulia che non ne vuole sapere e quindi finirà con i friulani da una parte e i giuliani dall’altra. Quando però fa comodo i confini si possono superare - attacca ancora l’ex presidente di Confartigianato Marca Trevigiana - vedi il caso di Portogruaro che fa capo al tribunale di Pordenone. Grazie a questi strabismi della politica continuiamo a perdere occasioni».
La legge di riforma delle Camere di commercio andrà attuata da qui a due anni, riducendo a 60 gli attuali 105 enti. Obbligate alla fusione, salvo deroghe dovute a particolari condizioni socio-economiche o di montanità del territorio, sono tutte le Camere con un numero di aziende iscritte inferiore a 75 mila. Pordenone ne conta 32 mila, mentre il polo Treviso-Belluno ben 127 mila.
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