Il Treviso pensa già da C, ma sistemare il Tenni costa 2,5 milioni
La società fa i conti e vuole mettersi al tavolo con il Comune per decidere. Il patron Botter: «O si ristruttura del tutto, o va costruito da un’altra parte»

Il Tenni si avvicina al secolo di vita: lo storico impianto del calcio nel 2033 taglierà il traguardo dei 100 anni. Lo stadio, più volte restaurato (l’ultima nel 2006, anno della Serie A), ora ha bisogno di altre opere di riqualificazione: una ristrutturazione totale potrebbe arrivare a costare, si stima, circa due milioni e mezzo di euro.
Il Tenni è dato in concessione al Treviso Calcio fino al 2028, il costo annuale per il club è di oltre 135 mila euro: 50 mila di affitto al Comune e 85 mila per la manutenzione. Troppi. La società, guidata dal patron Alessandro Botter, punta a crescere: l’obiettivo primario è raggiungere la serie C. Per arrivare più in alto, però, il Tenni rischia di diventare stretto.
«Ci sono due possibilità – spiega Botter – O si ristruttura totalmente lo stadio, con dei costi folli, o lo si fa nuovo da un’altra parte». Il club ha annunciato di voler presentare uno studio di fattibilità per la ristrutturazione dell’impianto, incontrando il Comune dopo le ferie di agosto.
Gli interventi
Da quando il Treviso è rinato nel 2019, le chiavi del Tenni sono in mano a Mauro Carraro, che potrebbe essere definito il facility manager dello stadio. «Per la serie C – spiega – l’intervento principale riguarderebbe l’impianto di illuminazione. Le attuali lampade sono obsolete e consumano molto, pur rispettando i parametri della Serie D (797 lux contro gli over 500 richiesti). Per la Serie C, che richiede oltre 800 lux, sarebbe necessario un upgrade. «Cambiando le lampade, magari con l’uso del led per abbattere i consumi, saremmo omologati», spiega Carraro.
In programma ci sono il rifacimento delle panchine a bordo campo per aumentare i posti a 24, e il ripristino degli uffici sotto la tribuna centrale. Il Tenni potenzialmente può contenere quasi diecimila spettatori, oggi in media le partite vedono più di un migliaio di persone, si raggiunge quota 3.500 nei match di cartello.
«A livello strutturale – continua Carraro – la parte più solida è la tribuna centrale. La capienza attuale è di 4.980 persone. I distinti, pur essendo stabili, sono interdetti ma potrebbero essere riaperti. Tutto lo stadio avrebbe bisogno di una ristrutturazione, a partire dal cambio delle sedute».
L’ultimo intervento effettuato è del novembre 2023 con oltre mille nuove sedute posizionate in tribuna centrale. «Nella tribuna laterale ci sono infiltrazioni d’acqua, bisognerebbe risanare i gradoni, cambiare le sedute e per quanto possibile valutare di fare una copertura – aggiunge Carraro – La tribuna tra quella centrale e gli spogliatoi è inagibile e da abbattere. Nella curva sud si accumula lo sporco che poi sembra muschio: si potrebbero ripristinare i gradoni con della resina per evitare questo effetto».
Modello inglese
Il manto verde, invece, è un fiore all’occhiello. Con la sua conformazione a sella d’asino, l’acqua drena ai lati e non soffre le piogge abbondanti.
«Uno dei nostri sogni è quello di rimuovere le recinzioni – conclude Carraro – e ciò comporterebbe nuovi sistemi di videosorveglianza e audio. L’installazione di pannelli fotovoltaici permetterebbe di ridurre i costi. I tifosi si sono resi disponibili per la sistemazione del muro della curva sud, ci siamo attivati per realizzare questo desiderio». Ma quanto costerebbe una ristrutturazione completa? «Facendo una stima – risponde Carraro – parliamo di circa due milioni e mezzo di euro».
Futuro da decidere
Non nasconde le sue perplessità Botter: «Così com’è non si può andare avanti, il Tenni ha il suo fascino ma è vecchio. Non ci sono parcheggi, non c’è niente. Finché ci sono duemila spettatori va bene ma un domani in categorie più elevate con settemila persone non so dove si possono mettere.
Se andremo in Serie C servono interventi importanti e dovremmo prenderci per tempo. Le strade sono due: o ristrutturazione totale del Tenni ma con dei costi folli, o farlo nuovo da un’altra parte.
Non ci sono alternative: demolirlo e rifarlo non rispetterebbe le norme Uefa e Fifa. E avrebbe senso fare uno stadio che vive ogni due settimane? A settembre chiederò un appuntamento al Comune per capire che cosa fare da grandi».
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