Treviso, calciatori non pagati: fallita l’azienda di Nardin

L’istanza presentata da due giocatori del Treviso in credito Il Tribunale mette la parola fine alla Suntrades di Silea
bolognini agenzia foto film acd treviso-unio qdp in foto nardin
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SILEA. Un difensore e un attaccante con un trascorso nel Treviso Calcio, Alessio Romeo e Massimo Perna, mettono in fuorigioco il loro ex presidente, l’imprenditore Tiziano Nardin. La coppia di calciatori, entrambi in maglia biancoceleste la scorsa stagione (in cui Nardin è stato al timone della società), ha infatti chiesto e ottenuto il fallimento della Suntrades di Silea, l’azienda di cui Nardin era titolare. La sentenza del Tribunale è del 21 marzo 2018.

All’epoca Suntrades (oggi il legale rappresentante è Stefano Nardin, figlio di Tiziano) aveva consegnato alcune garanzie sui pagamenti del Treviso Calcio. I due giocatori erano in credito di qualche migliaio di euro di stipendi non saldati da Nardin. E hanno pensato, quindi, di presentare istanza di fallimento nei confronti della società del loro presidente.

Era il 2016: la Suntrades, nata come impresa di impianti fotovoltaici, faceva da garante per i pagamenti dei calciatori. Quel Treviso - o meglio, quella società - è tuttavia naufragato tra le polemiche. A dicembre 2016 lo stesso Nardin subì un brutale pestaggio all’esterno della Suntrades, di cui era titolare, da parte di un gruppo di ultras del Treviso infuriati per la gestione della squadra e la scarsa chiarezza circa i progetti futuri. Pochi mesi dopo, a marzo 2017, era arrivato lo sfratto esecutivo per il capannone dell’azienda, in via Tiepolo 115 a Silea. Nardin non pagava l’affitto da fine 2013: aveva affittato il capannone dalla società di un impresario edile nell’autunno di quell’anno con la sua “Trade group”, una delle società della galassia dedita al settore del fotovoltaico.

Lì poi aveva posto la sede della sua Suntrades, diventata infine - da qualche mese - società a responsabilità limitata semplificata, con il figlio Stefano legale rappresentante.

Nel frattempo, però, i calciatori di quel Treviso che militava in Eccellenza tra mille difficoltà avevano cercato ogni strada percorribile per avere i loro soldi. «Le cifre avanzate da questi calciatori non erano eccessive» spiega oggi l’avvocato Mauro Biasi, legale dell’azienda. Pare - ma la somma non è confermata - che si tratti di circa 10-15 mila euro. Non molti per la normale attività di un’azienda, ma una cifra considerevole per calciatori di serie minori che non vivono solo di pallone.

«L’azienda ha offerto loro una proposta di pagamento rateizzato per riavere l’intera somma entro il 2018» spiega l’avvocato Biasi, «la proposta tuttavia non è stata accettata. Uno dei due calciatori ha presentato istanza di fallimento a cui il collega ha poi aderito. Speravamo di arrivare a un accordo perché riteniamo che fosse più vantaggioso per gli stessi creditori: non essendo dipendenti diretti della Suntrades, non rientrerebbero tra i creditori privilegiati».

Di fatto il fallimento della società è l’ultimo capitolo dell’agitatissimo romanzo del Treviso Calcio e della gestione Nardin.

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