«Trent’anni di attesa, adesso la ex base Nato sarà demolita»

pieve del grappa
La vecchia base Nato di Cima Grappa ha i giorni contati. La settimana scorsa, dopo un lungo iter procedurale e una battaglia contro la burocrazia durata quasi trent’anni, è stata autorizzata la demolizione dal comitato tecnico di valutazione d’impatto ambientale. Già a fine mese si potranno vedere gli operai al lavoro, anticipando la prima tabella di marcia che vedeva l’apertura del cantiere nella prossima primavera. Il costo complessivo dell’operazione è stimato in circa 300 mila euro. Particolarmente soddisfatta Annalisa Rampin, sindaco di Pieve del Grappa: «Ringrazio il commissario generale di Onor Caduti, generale Mario De Cicco, e in modo particolare il colonnello Gianpaolo Franchi, responsabile del patrimonio del Commissariato, che tanto si è speso affinché si riuscisse ad arrivare a questo storico risultato», esterna la sindaca.
La storia dell’ex base Nato inizia nel periodo della cosiddetta “guerra fredda”, che vide contrapposti il blocco atlantico a quello sovietico. In quegli anni, il Grappa tornò a diventare baluardo contro possibili incursioni nemiche. A oltre 1700 metri di altitudine, l’Aeronautica Militare Italiana aveva installato una base con il compito di proteggere lo spazio aereo nazionale. La struttura di Cima Grappa era l’area di controllo di un impianto missilistico che si trovava a Forcelletto, sul versante nord del massiccio. Percorrendo la strada che da Feltre sale fin sulla cresta, a metà tra Cismon e Seren del Grappa, si possono ancora vedere i bunker e le piazzole dove si trovavano i missili Nike-Hercules. La caserma dell’Aeronautica Militare, che forniva il personale per le basi militari, era la “Fincato” di Ca’ Sette a Bassano del Grappa. Sui muri pericolanti dell’edificio si leggono ancora le scritte che invitavano i militari a recarsi repentinamente nei rifugi in caso di attacco nemico.
Ricordi di un tempo passato nel quale bastava anche una piccola crisi per mettere in allarme tutti i dispositivi di difesa delle due superpotenze dell’epoca. La caduta del muro di Berlino e la fine della “guerra fredda” coincisero con la chiusura delle installazioni e la struttura, una volta abbandonata, è passata sotto il controllo dell’Enav. Oggi giace in uno stato di trascuratezza totale: il grande edificio è ridotto a un rudere e la zona è stata suo malgrado protagonista di alcuni rave party. Da quasi trent’anni, le associazioni e gli amministratori locali ne chiedono l’abbattimento. Ora, nell’ambito del progetto relativo ai lavori di restauro del Sacrario militare di Cima Grappa, lo stabile verrà interamente demolito e si procederà alla riqualificazione dell’area, recentemente inserita nella lista delle riserve della biosfera del Mab Unesco. Oltre all’edificio principale verranno abbattute altre strutture annesse e un traliccio che serviva per le trasmissioni radio.
«È stato un percorso difficile - ricorda la sindaca Rampin - non tanto per il reperimento delle risorse che sono sempre state a disposizione quanto per le modalità di realizzazione della demolizione e soprattutto, vista la particolarità del luogo, i vari iter amministrativi per ottenere tutte le autorizzazioni necessarie. Oggi finalmente siamo in dirittura d’arrivo e a giorni saremo sul Grappa a vedere l’inizio della demolizione. Il colonnello Franchi, con il quale ci siamo costantemente confrontati e, a volte, supportati, sta definendo gli ultimi passaggi, ormai sembra tutto pronto», conclude il primo cittadino di Pieve. —
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