Tre religioni e un risotto La pace firmata in cucina

Menù dedicati ai clienti musulmani ed ebraici: via alle certificazioni dei ristoranti Una società organizzerà corsi per chef sugli ingredienti ammessi dalle varie fedi
AGOSTINI AG.FOTOFILM TREVISO RISOTTO AL RADICCHIO PER LE TRE RELIGIONI IN P. BORSA
AGOSTINI AG.FOTOFILM TREVISO RISOTTO AL RADICCHIO PER LE TRE RELIGIONI IN P. BORSA

Il Risotto della Pace ha il radicchio di Treviso e il formaggio, ma piace anche ai musulmani, perché non contiene vino (sostituito da una purea di mele renette), e agli ebrei, perché il Formaggio del Grappa è di tipo Kosher, cioè rispetta le prescrizioni culinarie dettate dall'ebraismo.

Se i ristoranti e gli alberghi di Marca non vorranno rinunciare a una fetta di mercato (quello dei fedeli di altre confessioni) sempre più in crescita, di Risotti della Pace ne dovranno cuocere parecchi, e non solo. Bisognerà diventare veri e propri locali certificati Kosher o Halal (rispettosi, in questo caso, delle regole alimentari islamiche), e per questo esiste una società – la Whad di Verona – che sta proponendo corsi di formazione per offrire un menu rispettoso delle tre principali religioni monoteiste. Perché tutti sanno che, per esempio, il musulmano non può consumare carne di maiale, pochi che anche la carne ammessa deve, però, rispettare determinate norme di macellazione. A Treviso nessuno è certificato, e il primo ristorante Muslim Friendly, cioè a misura di musulmano, sarà "Al Ringraziamento" di Volpago del Montello, i cui titolari erano presenti ieri sera in Piazza Borsa a Treviso, nell'evento organizzato dal Gruppo Ristoratori della Marca, per cuocere il primo, simbolico Risotto della Pace.

«Avere tre religioni monoteiste in un unico piatto è un grande messaggio di pace», spiega Meriem, una ragazza (italiana, ma di origini marocchine) che assieme ad Abir e Oussama lavora per la Whad. "Siamo un ente che certifica i prodotti alimentari, e cosmetici, rispettosi dei precetti islamici, per vendere nei Paesi arabi le aziende italiane devono essere certificate Halal, ed è un mercato sempre più in espansione" racconta ancora Meriem, mentre sullo schermo alle sue spalle campeggia la scritta "Shukran", in arabo "Grazie". È il nome anche della piattaforma web in cui Illies Amar, un giovane di origini algerine ma residente a Treviso, posta immagini di coesistenza e rispetto reciproco. Parole e messaggi che passano anche per la cucina: «Sarebbe bello che ogni ristorante trevigiano si facesse trovare pronto a questa sfida culturale» spiega Annamaria Tiozzo, titolare della Whad, «per questo ora organizziamo corsi di formazione per ristoranti, e per cuochi in particolare, perché diventino Muslim Friendly. Avranno un menu senza carne di maiale e senza alcol, ma non solo: anche frigoriferi e cucine separate, per esempio, per le diverse prescrizioni religiose. Senza rinunciare, ovviamente, alla cucina italiana tradizionale».

La storia stessa di Annamaria Tiozzo è un esempio di multiculturalità: nonni ebrei, genitori cattolici, lei musulmana dopo un lungo periodo in Yemen. «C’è tanto mercato per chi impara a offrire cucine differenziate, nel mondo la merce Halal viene esportata in 57 Paesi ma non dimentichiamo che anche in Russia o India i clienti di fede islamica sono numerosi», assicura Tiozzo, «abbiamo scelto di partire dal risotto perché è un esempio che va bene per tutti. Non dimentichiamo che ci sono molti punti in comune fra le tre religioni, a partire dal libro sacro che tutte condividono: la Bibbia».

E allora si parte con il Risotto della Pace, si arriverà (forse) al Tiramisù Kosher, ricordando che anni fa Astoria aveva già lanciato sul mercato arabo il Prosecco Halal. Tra le regole da rispettare c’è anche quella di non inserire, tra gli ingredienti, sostanze inebrianti (alcol, ma non solo). «Io sono di origini canadesi», racconta Diana Bertuola, chef del ristorante "Al Ringraziamento" di Volpago, «e far scoprire le cucine di tutto il mondo è sempre stata la mia passione». Il suo risotto ha riscosso unanimi consensi. E’ la prima nella Marca a differenziare i menu per religione, non sarà l’unica.

Andrea De Polo

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