Trattori in coda alle cantine di Ponte di Piave: quest’anno raccolta record

PONTE DI PIAVE. Una fila interminabile di trattori, con i rimorchi colmi d’uva. Una scena mai vista, neanche nelle annate più generose. La vendemmia record di quest’anno porta anche alla scena descritta e circolata ieri mattina in una chat di viticoltori: a Ponte di Piave almeno cinquanta trattori erano in coda in attesa di conferire il proprio prezioso carico alla cantina sociale. Tutta via Verdi e tutta via De Gasperi - quasi un chilometro - occupate su un lato, con la Polizia locale incaricata di gestire il traffico per gran parte della mattinata. Insomma, un caos.
Si fregano le mani i grandi produttori del vino più conosciuto al mondo, quel Prosecco che negli ultimi dieci anni ha letteralmente sconvolto il mercato della viticoltura italiana.

Meno entusiasti sono i piccoli produttori, che rischiano di pagare salatissimo quest’eccesso di produzione. Principalmente per una ragione di prezzo, con le uve che rischiano di scendere al di sotto di un euro al chilogrammo. Pochi giorni fa, a San Fior, un’inserzione aveva fatto balzare agli occhi gli effetti perversi di questo mercato, con l’offerta di una partita di quaranta quintali di uva glera al prezzo record (negativo) di sessanta centesimi al chilogrammo. «Non diventerà mai vino prosecco» ha risposto il grande Consorzio del Prosecco Doc, il secondo più grande d’Italia, forte di una produzione conosciuta e richiesta in tutto il mondo.
A rendersi perfettamente conto della situazione anche i produttori in coda davanti alla Cantina di Ponte di Piave: «Non ho ricordi di una vendemmia così abbondante» osservano i più attempati, «Mai vista neanche una coda così». Perplesso è l’agricoltore di Breda di Piave Beniamino Zanchetta: «Male, è troppo troppo troppo. Troppa quantità. Nel troppo ci saranno le solite speculazioni di mercato. Il prezzo sarà più basso del solito. Quando la quantità è troppa si abbassa la qualità».
Nei giorni scorsi, per gestire l’afflusso dei conferitori, diverse cantine sociali hanno dovuto contingentare gli accessi: qualcuno, come la cantina cooperativa di Codognè, ha dovuto addirittura sospendere i conferimenti per alcuni giorni.
Il Sistema Prosecco, dal nome dell’intesa siglata dai tre consorzi che tutelano il prodotto, si articola nella grande Doc che abbraccia nove province (che produce il 75% delle bottiglie immesse sul mercato) e nelle due storiche Docg di Conegliano Valdobbiadene (che realizza il 20%) e di Asolo Montello (5 per cento).
Complessivamente il mondo prosecco significa 550 milioni di bottiglie l’anno. La Doc, altrimenti definita «di pianura» per distinguerla da quella storica Docg di Conegliano e Valdobbiadene, abbraccia nove province: cinque venete (Treviso, Vicenza, Padova, Belluno, Venezia) e quattro friulane (Pordenone, Udine, Trieste, Gorizia).
Gran parte della produzione prende la strada dell’esportazione, grazie al boom esploso negli ultimi vent’anni e alla denominazione registrata nel 2009. Il contributo economico sul Pil del fenomeno prosecco è stimato in 2,5 miliardi di euro.
Il distretto agro industriale legato a questo vino è da tempo ormai monitorato dai principali centri studi economici: si calcola che le imprese coinvolte, da Trieste a Vicenza, siano quasi 14 mila, per una superficie autorizzata pari a 35 mila ettari, due terzi dei quali si trovano in provincia di Treviso.
Un business, stimato ai prezzi al consumo, pari a 2,5 miliardi di euro l’anno che pesa sull’attivo della bilancia commerciale italiana.
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