Trans ricatta i clienti, «Paga o racconto tutto»: arrestata

RIESE. Sapeva benissimo di essere un segreto inconfessabile, specie per chi ha moglie e figli a casa. Ben conscia di questo suo punto di forza, una transessuale filippina di 34 anni ha minacciato e chiesto denaro a ventitrè persone tra Padova, Belluno, Treviso, Pisa, Modena e Roma.
Li minacciava di rendere pubblico sui social network il rapporto sessuale ma non solo, creava anche falsi annunci su un portale di incontri con nome, cognome e foto del diretto interessato. Un calvario da cui le vittime uscivano solo pagando. C’è chi è arrivato a sborsare anche 800 euro per ottenere una tregua.
In manette è finita John Christoper Evangelista Diokno, da giugno a dicembre 2015 domiciliata in un appartamento in via Savonarola. Gli investigatori ieri sono andati a prendersela a Roma, dove si era trasferita. L’indagine è iniziata a Padova a dicembre del 2015 perché un padovano ha avuto il coraggio di denunciare l’estorsione. Coraggio che molti altri non hanno avuto, temendo di mettere a repentaglio le loro famiglie.
Da quella denuncia i carabinieri del Nucleo operativo della Compagnia di Padova sono riusciti a ricostruire l’attività della transessuale e intercettare altri clienti. Oltre al padovano che ha denunciato, tra le vittime venete c’è anche un uomo di Piove di Sacco, uno di Montebelluna, uno di Riese Pio X. C’è anche chi si è trovato incastrato in questa storia solo perché voleva organizzare un addio al celibato “piccante” al suo migliore amico. Anche in quel caso, minacce e richieste di denaro.il ruolino di marcia della transessuale.
Delle venti estorsioni, sette sono andate a buon fine mentre sedici sono solo tentate. A ottobre 2015 un bellunese, solo per aver fatto una telefonata goliardica alla transessuale, è stato poi costretto a versare 200 euro (dall’ufficio postale di Canale d’Agordo) per evitare che le sue generalità venissero rese pubbliche. Le richieste di denaro variavano dai 50 ai 200 euro. La prima minaccia era quella di rendere pubblico il contatto ma c’era una ritorsione molto più subdola. La transessuale nei giorni successivi faceva vero e proprio “dossieraggio” sugli uomini.
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