Tragico volo dalla finestra. Muore a soli 21 anni Alberto Feltrin

Un volo di quasi dieci metri, dalla finestra di casa al terreno. È morto così, ieri mattina, Alberto Feltrin, 21 anni, studente, scrittore, giovane anima creativa della città. Tutto è avvenuto alle 7.30 del mattino nell’abitazione di via San Pelajo dove sono accorsi a sirene spiegate l’ambulanza e l’auto medica del Suem di Treviso e due pattuglie della polizia. Alberto era in condizioni disperate. E’ lì, sotto le nuvole grigie del mattino, che i medici hanno iniziato la lunga, disperata, sfida per salvargli la vita. Il ragazzo è stato trasportato in ospedale dove è stato ricoverato nel reparto di Neurologia in condizioni critiche. La sua vita è rimasta appesa a un filo, in terapia intensiva, per otto ore. Poi il cuore di Alberto ha ceduto lasciando sconvolti la famiglia e tutta la città. Alberto è figlio del professor Paolo Feltrin, noto politologo e docente universitario, personaggio di spicco della cultura e della vita intellettuale trevigiana e veneta.
In ospedale, davanti alle porte del reparto dov’era ricoverato, fin dalle prime ore del giorno c’è stato il lento radunarsi di tanti amici con le lacrime agli occhi, ragazzi di ogni età, studenti, lavoratori, musicisti, artisti che lo conoscevano e frequentavano. E mentre la notizia delle sue condizioni, ancora «critiche», si diffondeva tra i corridoi e le aule anche del Liceo Artistico dove aveva studiato fino a due anni fa, alla porta della casa di San Pelajo, dalla famiglia, iniziavano a radunarsi parenti e amici nel tentativo di dare conforto nei momenti drammatici di chi ancora sperava che Alberto riuscisse a vincere la sua difficilissima battaglia.
Per tutti sono state ore di tremenda angoscia; poi, nel primo pomeriggio, quando i medici hanno dichiarato la morte del ragazzo, si è consumato il dramma. Troppo gravi le ferite riportate nell’impatto. Ferite letali nonostante gli immensi sforzi dei medici.
Dall’Università ai blog, dalle classi delle scuole superiori aicircoli di fotografia, dalla politica all’associazionismo, la città si è subito stretta attorno alla famiglia Feltrin che fin dalle prime ore aveva cercato di mantenere tutto il suo dolore celato dietro una cortina di massimo riserbo.
«Alberto era una persona vulcanica, vivace, forte» lo ricordano gli amici, anche i più maturi. Un ragazzo dai tanti interessi e dalle mille idee, a cui piaceva scrivere poesie (a giugno 2010 vinse in concorso Poetry Slam di Lello Voce), prosa, ma anche testi di canzoni. Svariate anche le performances come quelle che lo vedevano impegnato con i «Disturbati dalla cuiete», un gruppo di ragazzi che riusciva a fare «musica nuova» anche grazie alla voce alle parole di Alberto. E poi amava le immagini, dalle fotografia ai video con cui aveva imparato a veicolare tanta parte della sua creatività. Un intero mondo che affrontava anche grazie ad uno pseudonimo: Dubito. . Nel dolore, la città aspetta ora che venga fissata la data dei funerali per rendere l’estremo saluto, l’ultimo omaggio a un ragazzo così straordinario che ha lasciato molte testimonianze del suo temperamento artistico e della sua grande creatività.
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