Tosi: «Per Villa Rigamonti i giochi sono ancora aperti»

Il tributarista e socio di Proven parla del prestito milionario di Veneto Banca «Nell’immobile doveva sorgere una fattoria biologica: ci crediamo sempre»

MOGLIANO. Villa Rigamonti e l’alta finanza veneta: il regista dell’operazione spiega i progetti, non ancora attuati, dell’Agricola Prima, e precisa il “controverso” rapporto con Veneto Banca. Loris Tosi, tributarista di chiara fama, professore a Ca’ Foscari e titolare di uno studio con oltre 30 collaboratori, è anche uno dei soci di Proven.srl. La società con sede a Venezia, detiene il 50% delle quote di Agricola Prima, impresa che dal 2007 è entrata in possesso del compendio immobiliare di Villa Rigamonti a Campocroce e dei campi agricoli circostanti. Agricola Prima, grazie a un prestito di Veneto Banca, si aggiudicò questi antichi possedimenti dall’Israa di Treviso (che li aveva acquistati negli anni ‘60). La base d’asta era fissata a 7,4 milioni di euro, il prezzo finale arrivò a sfondare quota 10 milioni. Oggi l’agricola Prima è in liquidazione e i terreni valgono molto meno. Quali erano i piani di investimento? «Creare un’azienda agricola così come era concepita nel 1700» spiega Loris Tosi «avviare una serie di produzioni biologiche, imperniate attorno alla funzione di una villa completamente restaurata, attivando le produzioni e gli allevamenti. Avremmo voluto dare vita anche a un nuovo marchio e una fattoria didattica». Perché questo progetto non è andato in porto? «In questa fase abbiamo chiesto la nomina di un liquidatore perché non c’è unicità di vedute tra i soci. Proven è titolare di Agricola Prima al 50%, l’altra metà è di un altro socio (Michele Pessato, allevatore veneziano, ndr). Gli obiettivi e la visione non sono condivise e questo è l’unico motivo per cui si è inceppato il progetto. Appena si scioglie questo nodo, l’operazione riparte. Abbiamo le carte in regola, la recente riqualificazione di villa Barbarich a Zelarino lo dimostra, abbiamo investito 12 milioni di euro e abbiamo ottenuto un premio dalla soprintendenza per la qualità del restauro» Come mai vi fu all’epoca un tale rialzo sui terreni? «In quegli anni, nel 2007, c’era una corsa al terreno agricolo formidabile, anche perché in Veneto ce ne sono pochi. Tutti ritenevano che fosse un ottimo investimento, prova ne sia che la gara è stata molto affollata e combattuta. Oggi il terreno si è svalutato del 50%, non tutte le ciambelle escono col buco, ciò non toglie che quella sia una campagna bellissima e io sia una persona molto determinata. Non recedo». È pronto a ricomprarsi le aree? «Abbiamo la solidità finanziaria per farlo». Alla fine sarà Veneto Banca a rimanere col cerino in mano? «Non la vedo così. Nei rapporti con la banca, tra me, Caffi, Buffon e gli altri soci di Proven, abbiamo perso come soci dell’istituto milioni di euro. Ringraziamo Veneto Banca che ci ha sostenuto in molti progetti di restauro, ma noi abbiamo sempre pagato tutti gli interessi e in questo caso abbiamo subito un danno. Vorremmo arrivare anche a discutere di questo tema con qualcuno, abbiamo fatto passaggi con la Sga, l’Lca, con Banca Intesa ma è uno scenario ancora incerto». Avete ottenuto i prestiti in cambio di azioni? «Non c’è mai stato un do ut des esplicito, sta di fatto che siamo noi i più danneggiati. Dopo il fallimento di Veneto Banca le nostre attività sono proseguite, abbiamo investito». Villa Rigamonti è rimasta indietro. «Incidenti di percorso, credo ancora in quel progetto». —

Matteo Marcon.

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