Tetto scoperchiato a Quinto Condanna a Ryanair confermata

Il volo Charleroi-Treviso del 2009 non rispettò i piani e danneggiò casa Favaro La compagnia irlandese pagherà le spese legali di secondo grado: 8.500 euro
DE WOLANSKY AG.FOTOFILM QUINTO ABITAZIONE GUIDO FAVARO IN VIA CONTEA
DE WOLANSKY AG.FOTOFILM QUINTO ABITAZIONE GUIDO FAVARO IN VIA CONTEA



Ryanair volò troppo bassa, in contrasto con il piano di volo del Canova e creando «un’attività pericolosa»: la Corte d’appello di Venezia dà ancora ragione a Guido Favaro, il pensionato a cui venne scoperchiato il tetto di casa che portò in tribunale il colosso irlandese. E dopo un risarcimento da 25 mila euro la compagnia deve sborsarne altri 9 mila per le spese processuali.

Trova definitiva conclusione l’iter decennale che ha contraddistinto la battaglia legale tra il colosso dei viaggi aerei low cost e Guido Favaro, ex macellaio del paese a cui – il 27 agosto 2009 – venne danneggiato il tetto di casa, in via Contea, da un volo Ryanair proveniente da Charleroi. Affiancato da Obiettivo Risarcimento, Favaro ha vinto ancora.

A confermare l’esito già pronunciato nel 2017, a seguito del ricorso della compagnia aerea, sono stati i giudici della Corte d’appello di Venezia nel mese di giugno. Così, dopo aver rigettato una prima volta la richiesta di sospensione dell’esecutività della sentenza del Tribunale di Treviso impugnata da Ryanair, la Corte d’Appello ha respinto anche il secondo ricorso.

La compagnia, due anni fa, aveva risarcito i 25 mila euro previsti nella condanna di primo grado (circa 7 mila per i danni, il resto per le spese processuali) e ora dovrà rifondere alla famiglia trevigiana anche le spese del giudizio di secondo grado per circa 8.500 euro. Ma c’è di più: Ryanair, secondo il Tribunale, non rispettò il piano di volo previsto per le manovre di decollo e atterraggio all’aeroporto di Treviso. Volò insomma troppo bassa, motivo per cui creò il danno al tetto di Favaro.

La sentenza di secondo grado riporta infatti un passaggio della Consulenza tecnica d’ufficio, disposta precedentemente dal Tribunale di Treviso, che evidenzia come «nel momento del sorvolo del fabbricato l’aeromobile si trovava alla quota di circa 76, 5 metri dal piano di campagna e quindi circa 70 metri dal tetto del fabbricato», di fatto 40 metri più in basso rispetto a quanto consentito. Nonostante Ryanair stessa affermò che l’altitudine dell’aereo in quel momento era di circa 115, 8 metri.

Una questione, secondo il Tribunale, che non lascerebbe scampo a dubbi: il vento che ha danneggiato il tetto dei Favaro è stato causato dell’aeromobile. Tutto ciò, potenzialmente, crea un precedente. In particolare in vista dell’apertura di uno specifico registro per catalogare i fenomeni di vortex strike, i vortici d’aria causati dagli aeromobili, imposto dal Ministero al recente piano di sviluppo del Canova.

Nella sentenza, inoltre, appare un altro punto a favore di Favaro e di chi risiede nella linea di atterraggio del Canova: l’attività aerea può essere pericolosa. Pur essendo «il trasporto aereo categorizzato come attività non pericolosa» si legge infatti nel documento dei giudici, «nel caso di specie, vi è stato uno scostamento – da parte dell’aereo Ryanair – dal piano di volo che avrebbe dovuto rispettare, rendendo dunque tale attività pericolosa».

Soddisfatto per la decisione dei giudici, ma allo stesso tempo sarcastico, il protagonista della vicenda Guido Favaro: «Se non avessi chiesto soccorso al gruppo Obiettivo Risarcimento difficilmente sarebbe emersa la verità, il nostro è un Paese che ha l’abitudine di lasciare solo il cittadino. Abbiamo scritto una pagina diversa». —

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