Testimoni e divorziati «Un’apertura necessaria»

VITTORIO VENETO. Che cosa cambia, concretamente, nel rito del battesimo e in quello della cresima, con la nuova figura del testimone, introdotta dalla diocesi di Vittorio Veneto, accanto al padrino? Nel battesimo si pone a fianco dei genitori e del padrino. Nella cresima affianca materialmente il padrino o la madrina. Il padrino, si sa, deve garantire l’insegnamento religioso al neonato o al ragazzo, e, quindi, deve essere organico alla Chiesa. Il testimone, ancorché ancorato a solidi legami familiari, può essere anche un laico con una storia affettiva non riconosciuta dalla comunità ecclesiale? Se i genitori non trovano un altro padrino (dal momento che questa figura non è strettamente obbligatoria), il testimone nel battesimo si pone a fianco dei genitori; è evidente, però, che il sacerdote celebrante non gli pone le domande previste per i padrini. Nella cresima, il testimone affianca materialmente il ragazzo, ma non gli mette la mano sulla spalla e non dice il suo nome. Spiegata questa novità, don Andrea Sech, dell’ufficio catechistico diocesano, puntualizza che la figura del testimone «è una persona importante dal punto di vista della relazione con il bambino o ragazzo. È un cristiano che può essere irregolare da un punto di vista canonico e che vive da credente anche questa situazione ed è consapevole di cosa significa accompagnare qualcuno a crescere nella fede». Non mancano perplessità, nel mondo cattolico, per l’apertura a una figura che, per quanto riguarda il matrimonio, può risultare irregolare. Don Sech spiega a riguardo che «la figura del testimone permette di ribadire il valore del matrimonio, che non viene messo in discussione, ma apre anche altre possibilità». Proprio per questo, precisa il responsabile dell’ufficio catechistico, nei riti del battesimo e della cresima, le parole e i gesti del testimone sono diversi rispetto ai padrini, non per discriminare, ma per rispettare storie e posizioni diverse, dentro un desiderio comune di voler accompagnare qualcuno a crescere». Anticipando le possibili osservazioni critiche, monsignor Silvano De Cal, parroco della cattedrale di Vittorio Veneto, rileva che «in questa situazione storica di emergenza, l’accettazione delle recenti indicazioni dei vescovi sono certamente un compromesso, che viene però da un sofferto sforzo di amore a Cristo, alla Chiesa, alle persone, con grande rispetto, ma non acquiescenza del loro cammino e delle loro parziali appartenenze». Un compromesso nobile, dunque, motivato anche dal fatto che - come ammette il vescovo, monsignor Corrado Pizziolo (del quale ieri per errore abbiamo pubblicato una foto sbagliata e ce ne scusiamo, ndr)- «un certo numero di parroci non è sempre in grado di reggere la tensione provocata dal respingere padrini che non sono nelle condizioni canoniche di svolgere il loro ruolo».
Francesco Dal Mas
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