Terraglio, tra Mogliano e Preganziol cento prostitute in 13 chilometri

PREGANZIOL. Donne al sesto mese di gravidanza che vendono il proprio corpo a bordo strada, giovani minacciate e costrette a fronteggiare ritorsioni contro i loro famigliari, episodi di violenza, aggressioni, intimidazioni: le notti a luci rosse del Terraglio parlano questo vocabolario. La statale 13, da Mestre a Treviso, passando per Mogliano e Preganziol, quando cala il buio è il luogo delle storie invisibili di tante donne, che provengono soprattutto da Romania e Nigeria.
Ignorate, rimosse, da molti, ma non da tutti: in primis dalle forze dell’ordine, che in molte occasioni intervengono per prestare soccorso o per cercare di contenere il fenomeno. Poi dagli operatori del progetto Nave. L'acronimo sta per “Network Anti Tratta Veneto”. Una volta alla settimana fanno le ore piccole, con la loro auto d’ordinanza, colore arancione: sono i gruppi di contatto della cooperativa Equality. “Battono” il Terraglio per instaurare con le ragazze un dialogo. Distribuiscono manciate di preservativi, opuscoli, tè caldo d’inverno e una bibita fresca d’estate, spiegano le possibili vie d’uscita. Il lavoro discreto di questo progetto regionale, consente ora di approfondire il caso emblematico della statale napoleonica.
Nel solo tratto Mogliano-Treviso, circa 13 chilometri, da maggio a settembre dell’anno scorso, gli operatori hanno realizzato 267 colloqui, testimoniando la presenza di 100 diverse ragazze. Il turn over è alto, questi numeri non significano la presenza contestuale in una sola notte, ma il giro complessivo di ragazze di un’intera stagione. Le richieste di protezione (comprese le altre forme di sfruttamento come accattonaggio e lavoro nero) tra settembre 2016 e ottobre 2017 sono state, per l’intera provincia di Treviso, ben 62. Quando non si prova ad uscire dal giro, c’è comunque un intenso lavoro di sensibilizzazione e di prevenzione in ambito sanitario da svolgere: nello stesso periodo (da settembre 2016 a settembre 2017) sono 40 le persone che gli operatori della cooperativa hanno accompagnato nelle strutture sanitarie del Ca’ Foncello a Treviso, nel consultorio di Preganziol e all’ambulatorio Emergency di Marghera, 96 le prestazioni erogate. «Sono soprattutto visite ginecologiche, esami del sangue, profilassi contro malattie sessualmente trasmissibili, ecografie» spiega l’assessore alle politiche sociali di Preganziol, Francesca Gomiero.
Nel 2015 l’assessore ha partecipato ad una di queste uscite: «Una ragazza, proveniente dalla Romania» spiega Gomiero «ci ha raccontato che faceva questa vita per mantenere i figli, nel suo paese d’origine, un’altra che l’avrebbe fatto solo per un po’, un’altra ancora ci ha raccontato di essere stata aggredita nelle sere precedenti, da un cliente, perché aveva negato un rapporto non protetto». E mentre questi colloqui hanno luogo, sfrecciano attorno le auto dei papponi, indispettite. Ma non è per guardare dal buco della serratura le tante storie che si sostiene questo genere di approccio di “riduzione del danno”: «Con multe e cartelli si fa ben poco» spiega Gomiero «questo progetto ci consente di fare rete e di di monitorare con efficienza il fenomeno, sfruttando competenze altamente specializzate».
Cosa avviene in questi colloqui? «Si incoraggiano accertamenti sanitari, si creano contatti con persone diverse dagli sfruttatori, stimolando incontri in forme riservate. Si può avviare un percorso graduale di recupero di autonomia». Oltre al comune di Preganziol, che recentemente ha messo a disposizione uno spazio diurno, anche il vicino comune di Mogliano è in campo: «La tutela della dignità umana è un obiettivo primario di una comunità civica e solidale» commenta il sindaco Carola Arena «Non basta sentirsi offesi dalla presenza delle prostitute sulle nostre strade e poi voltarsi dall’altra parte. Dobbiamo considerare che in molti casi dietro quell’immagine c’è violenza, sfruttamento, riduzione in schiavitù. Siamo in prima fila».
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso