Telecamera nascosta in bagno «Per controllare le pulizie»

La difesa del direttore delle Poste che ha sistemato l’apparecchio nella toilette «Volevo vedere se le addette facevano bene il loro lavoro di igienizzazione» 
Insegna esterna di un ufficio postale di Roma in una foto di archivio. ANSA / ALESSIA PARADISI
Insegna esterna di un ufficio postale di Roma in una foto di archivio. ANSA / ALESSIA PARADISI



«Volevo vedere se le donne delle pulizie facevano bene il loro lavoro, perché secondo me non pulivano il bagno in modo adeguato». Si sarebbe giustificato con queste parole, all’indomani della scoperta della microtelecamera, il direttore di un ufficio postale della Marca indagato dalla procura della Repubblica di Treviso e sospeso dal servizio dall’azienda per aver posizionato il congegno nella cassetta igienizzante del bagno del suo ufficio. Nessun intento morboso, secondo quello che avrebbe detto agli investigatori e ai colleghi in ufficio, nell’immediatezza dei fatti. Un eccesso di zelo, un controllo che come responsabile dell’ufficio si sarebbe sentito in dovere di fare.

Ma nel frattempo l’inchiesta va avanti e parte da un dato oggettivo: il ritrovamento della microtelecamera, poco più di un mese fa, nel bagno dell’ufficio postale. Ad accorgersene è stato un giovane impiegato. Mentre si apprestava a fare i propri bisogni, ha notato che, all’interno della cassetta igienizzante automatica del bagno, c’era qualcosa che non lo convinceva. Un congegno con una piccola sfera, grande come la punta di una penna biro, collegata ad un cavetto alimentato a batteria e ad una scheda, tipo quelle dei telefonini. Immediata la sua denuncia alle forze dell’ordine, intervenute sul posto per sequestrare il congegno. Le indagini hanno portato subito a chiudere il cerchio attorno al direttore dell’ufficio postale che avrebbe, nell’immediatezza, candidamente ammesso di essere stato lui a piazzare la microtelecamera, giustificando, però, il fatto con ragioni d’ufficio inerenti al controllo che nelle mansioni da lui svolte e previste avrebbe il dovere di esercitare all’interno dell’ufficio.

Il dirigente, un ultracinquantenne, è stato perquisito, su mandato della procura, con conseguente sequestro dell’apparecchiatura e di un computer dove gli investigatori sospettano siano state scaricate le immagini. Il sostituto procuratore che si occupa del caso, il pubblico ministero Giulio Caprarola, ha posto il direttore dell’ufficio postale sotto inchiesta indagandolo per il reato di interferenze illecite nella vita privata. Un reato previsto dal codice penale e che punisce «chiunque, mediante l'uso di strumenti di ripresa visiva o sonora, si procura indebitamente notizie o immagini attinenti alla vita privata altrui». Un reato che, in caso la responsabilità venga accertata dall’inchiesta penale, è punito con la reclusione fino a quattro anni. L’azienda Poste, da parte sua, ha subito provveduto a sospendere dal servizio il dirigente dell’ufficio in attesa che le indagini facciano il loro corso e venga fatta piena luce. —



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