«Teatro, pronti a dare una mano E senza oneri economici»

Gli Alcuni si offrono di contribuire al rilancio, puntando su bambini e ragazzi come al Sant’Anna La Lega avverte la giunta Manildo: «L’obiettivo di De Poli è scaricare sul Comune una parte dei costi»
Conferenza Stampa..CIAK JUNIOR..ph. Vincenzo Di Cillo
Conferenza Stampa..CIAK JUNIOR..ph. Vincenzo Di Cillo

«Gli addetti ai lavori sanno che da sempre il “teatro” non può creare profitto, ma si può provare ad evitare perdite esagerate». Premessa di Sergio Manfio, direttore artistico degli Alcuni, per offrire alla città, a Fondazione e Comune in primis, la disponibilità della sua società per gestire, senza alcun onere, un cartellone del «Del Monaco» per l’infanzia, ovvero per i bambini delle materne, delle elementari e delle scuole medie. E, ricordando la loro a gestione ultradecennale del teatro Sant’Anna (120 rappresentazioni l’anno, senza contributi pubblici), gli Alcuni si dicono «disponibili a contribuire anche alla rinascita del Comunale per quanto attiene alle proprie competenze». E concludono, causticamente: «Semprechè non si ritenga il teatro per ragazzi cosa di serie B...».

Manfio, sul piano economico, assicura la «diligenza non del capocomico, ma del buon padre di famiglia», auspica «la valorizzazione delle risorse del territorio, la collaborazione con altri teatri di produzione, l’investimento nello sviluppo delle potenzialità che emergono dagli artisti che lavorano nel territorio e che spesso emigrano». E ancora, un «nuovo rapporto con i circuiti di distribuzione, che possono e devono intervenire, anche economicamente, nel sostegno della programmazione e della distribuzione territoriale».

E intanto, la Lega difende le scelte a suo tempo fatte da Gentilini, e attacca sia la giunta Manildo e Dino De Poli, presidente di Fondazione Cassamarca. Sandro Zampese e Giuseppe Basso, capigruppo di Lega e lista Gentilini, ricordano come «la giunta Gentilini si fosse ritrovata da solo a finanziare il Comunale, teatro di livello nazionale», ed è stato ineluttabile, allora, cederlo a Fondazione che ne ha rilanciato l’attività, ristrutturando il teatro». E aggiungono: «Intanto corvi, artisti in mutande e Paolini polemizzavano sulla chiusura, ma loro mica dovevano sborsare denaro». Poi la bordata alla giunta: «Che senso ha cogestire un teatro che funziona? Destinare ora fondi al teatro, rinegoziando convenzioni, pone questioni di legittimità al vaglio della Corte di Conti. La giunta ManildoSmart prende in giro tutti, a cominciare dai suoi elettori. Aveva dichiarato di volersi “riappropriare” della gestione artistica del teatro, facendo finta di non capire, o per ingenuità, che Fondazione è ben felice di questa soluzione a patto che il Comune partecipi anche ai costi di gestione». Di qui un siluro a De Poli: «Le casse di Fondazione non sono più quelle di un tempo, il “guru” De Poli è nella via del declino, e senza negare i meriti di Fondazione per la cultura, visto che non dimentichiamo le mostre di Goldin e l’università, oltre al teatro, ma sarebbe ora che Fondazione riducesse gli stipendi, a cominciare da quello del presidente, che era di 500 mila euro, ora di 350mila. Temiamo invece un patto di ferro Comune-Fondazione: in ballo la variante su ex distretto e università per assicurare destinazioni più redditizie...».

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