Negozi chiusi, Castelfranco si svuota. Ascom: «Manca ricambio»
Quattro serrande abbassate solo in corso 29 Aprile: da inizio 2025 addio a Duca di Fenis, Nanà, Fioreria Chiara

Serrande abbassate, vetrine spente, negozi chiusi. «È un grosso problema non solo a livello locale, ma nazionale»: così Pierluigi Sartorello, presidente Ascom Castelfranco, parla della morìa di negozi e attività, evidenziando quindi la tendenza negativa nazionale anche nella città del Giorgione. Il moltiplicarsi di locali sfitti, ex sedi di attività storiche o più recenti, è sotto gli occhi di tutti: un’immagine significativa è ad esempio la sequenza di ben quattro negozi chiusi sotto i portici in corso 29 Aprile.
Un segno meno che ormai dura da un decennio, ne risentono soprattutto agricoltura, attività manifatturiere (alimentari, moda, altro), costruzioni, commercio, ristorazione. Dalla diffusione incontrollata della grande distribuzione ai costi sempre più alti, le opportunità che mancano per i giovani, quindi di un cambio generazionale complesso, e anche la difficoltà di mettersi al passo col commercio digitale e la sua concorrenza spietata: sono tante le cause che hanno portato a questa situazione. Non manca un appello alle amministrazioni, non solo locali, affinché trovino presto una soluzione a quello che potrebbe diventare un effetto domino inarrestabile.
L’anno nero
Guardando solo dall’inizio dell’anno, sono svariati i punti che hanno chiuso in città, ne citiamo alcuni nella zona storica.
Dentro il Castello è in liquidazione totale per chiusura il negozio Nuvola (abbigliamento e accessori per bambini), hanno già chiuso invece Duca di Fenis e Nanà (abbigliamento donna), la Fioreria da Chiara, il negozio di abbigliamento Taglie Forti da Vania. Appena al di fuori delle mura citiamo Sisley (abbigliamento sportivo), Zigante Gioielli, Emozioni (negozio di abbigliamento intimo), il bar ristorante Donna Cecilia, Acqua e Sapone.
Una parte di una tendenza negativa che appunto riguarda tutta la penisola: oltre 60.000 negozi chiusi solo l’anno scorso in Italia, circa 400.000 invece nell’ultimo decennio.
Le cause
«Vedere i centri storici che si trasformano in una sequenza di serrande chiuse e di cartelli immobiliari non dà una bella immagine, anche ai turisti – ha sottolineato Sartorello – A lungo andare ci sarà poi il problema del servizio, soprattutto nelle frazioni». Le cause sono più di una. «Hanno dato troppe concessioni alla grande distribuzione, gli affitti sono cari, mancano aiuti concreti – ha elencato il presidente della sezione di Castelfranco, aggiungendo qualche ipotesi – Una cedolare secca per le locazioni commerciali, una visione diversa dell’Imu… Mi sono dato da fare in passato perché l’abbassassero sulle attività commerciali, ma servirebbero dei parametri differenti».
Manca il ricambio
Cita anche la situazione tra giovani e vecchi imprenditori: «Il cambio generazionale ormai è scomparso, vedono i sacrifici degli imprenditori, con aperture 7/7, i costi, gli utili che speri di incassare… Mentre la generazione che sta invecchiando dovrebbe essere istruita meglio sui servizi online».
La speranza è che ci sia presto l’inversione di una tendenza preoccupante, e si rivolge poi anche alla parte politica, affinché «faccia attenzione a scongiurare ulteriori chiusure, si fa presto a far morire un paese», conclude il presidente di Ascom Castelfranco. —
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