Tanti politici all’addio di Remo Sernagiotto «Ricordiamolo con il suo sorriso»

MONTEBELLUNA
C’era tanto mondo politico ieri pomeriggio in Duomo a Montebelluna per dare l’ultimo saluto a Remo Sernagiotto, l’esponente politico deceduto domenica all’età di 65 anni in seguito a un infarto che lo aveva colpito il lunedì precedente. C’era il governatore del Veneto Luca Zaia in prima fila, sempre la Regione Veneto era rappresentata dagli assessori Giampaolo Bottacin ed Elena Donazzan, dal presidente del Consiglio regionale Roberto Ciambetti e dal consigliere regionale Marzio Favero. È arrivato, verso la fine della funzione, anche l’ex governatore Giancarlo Galan, e poi sindaci, come quello di Venezia Luigi Brugnaro, quello di Montebelluna Elzo Severin, quello di Salgareda, rappresentati da assessori, poi i sindaci di Treviso e di altri comuni minori. Non mancavano ex colleghi dell’Europarlamento, come la vicecapogruppo del Ppe nella passata legislatura, Lara Comi, come Salvatore Cicu, come l’ex M5S David Borrelli. Non poteva mancare Raffaele Fitto, il politico pugliese fondatore di Conservatori e Riformisti a cui aderito fin dalla prima ora Remo Sernagiotto: è stato tra i primi ad arrivare in Duomo esprimendo il dispiacere per la perdita di un collega e un amico. Non è potuto invece arrivare, perché in convalescenza, l’ex ministro Maurizio Sacconi, che ha inviato un messaggio per ricordare il peso politico che aveva avuto negli anni, prima che i loro percorsi partitici si dividessero, Remo Sernagiotto «nel radicamento popolare di Fi nel territorio».
Tante corone e tanti cuscini di fiori ad accogliere la bara arrivata alle 15 dal Ca’ Foncello: degli amici del Consiglio regionale, degli europarlamentari di FdI, dell’amministrazione comunale di Montebelluna tra le altre. E c’erano gli alpini schierati a salutare l’alpino Remo: i gagliardetti di 15 gruppi schierati dietro l’altare e poi il tributo finale con il suono della tromba. Ai lati dell’altare i gonfaloni della Regione e del Comune di Montebelluna.
Nella omelia monsignor Antonio Genovese ha espresso «sconcerto, incredulità, dolore per la morte di Remo Sernagiotto» , ne ha ricordato poi «la vita intensa, spesa anche per il bene degli altri, il sorriso e l’ottimismo, l’attenzione alle necessità delle persone, il saper fare e non solo il saper dire». Dopo la preghiera dell’alpino, sono stati la moglie e il figlio a salutare e ricordare il marito e il padre, tra gli applausi di quanti affollavano il Duomo.
«Grazie a tutti per la vicinanza, vi abbracciamo tutti, anche quelli che non sono riusciti a venire», ha detto la moglie Maurizia. «È stato facile per noi e per voi volergli bene, per lui la vita era leggera, anche dove c’erano difficoltà per lui erano risolvibili: ricordatelo con un sorriso, che a lui non mancava mai per nessuno». «Eri tutto per me, il mio rifugio sicuro, la mia forza, la mia guida. I tuoi amici ci prendevano in giro perché ci sentivamo venti volte al giorno», lo ha ricordato poi la figlia Gloria. «Ma ogni cosa che mi succedeva, anche la più banale, io volevo condividerla con te. Solo a te non sapevo mai dire di no. Solo tu sapevi rassicurarmi, ascoltarmi, consigliarmi». Commovente anche il ricordo del figlio Gregorio: «Mi dicevi sempre che un posto lasciato vuoto sarà occupato da altri, ma il tuo posto non sarà occupato da nessuno». —
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