Taglio e piega alla cinese, battaglia contro i parrucchieri low cost

La Lega dichiara guerra ai negozi cinesi, parrucchieri low-cost in testa. «Ca’ Sugana intervenga, la concorrenza sleale sta piegando i commercianti onesti», è l’appello di Mario Conte, consigliere della Lista Gentilini, che ha presentato un’interrogazione sul tema per il prossimo consiglio comunale. Ma oltre a bar e negozi di abbigliamento, è uno il settore che paga più duramente la concorrenza cinese: quello, appunto, dei parrucchieri. Sono almeno cinque i saloni oggi gestiti da cinesi all’interno del centro storico e i prezzi, manco a dirlo, sono iper competitivi, fino a 8-10 euro al taglio. In un momento di crisi come questo, significa vincere facile contro i colleghi trevigiani.
Ma come si può limitare un fenomeno inarrestabile e di fatto legittimo? «Il Comune ha siglato accordi con la guardia di Finanza per stanare i furbetti dei contributi: possono fare lo stesso per controllare i commercianti. Tutto questo andrebbe a tutela di coloro che lavorano onestamente», sostiene Conte. Non è certo un tema nuovo per il Carroccio quello della battaglia all’ombra gialla: Giancarlo Gentilini proibì le lanterne rosse, ma quella volta il tema era il decoro. Forse meno importante, ma più facile da controllare.
Ora di mezzo ci sono invece soldi, spesso in contanti, che risultano vitali per le famiglie italiane. E che in pochi casi possono arrivare facilmente. La nascita di siti frequentatissimi come Vendereaicinesi lo dimostrano. Ma oltre che di una questione di soldi, Conte ne fa un problema di sicurezza: «A Treviso si sta verificando una vera e propria invasione di cinesi», sostiene il consigliere leghista, «Stanno comprando immobili, rilevando esercizi commerciali e aprendo negozi di ogni genere. Da un lato abbiamo gli storici esercenti che operano nel rispetto delle regole, dall’altro attività gestite da cinesi che spesso vengono sanzionate. Tutto ciò è vergognoso e intollerabile non solo perché crea distorsioni nella concorrenza, ma anche rischi per i consumatori che si trovano di fronte a prodotti poco sicuri per la salute».
Nel solo Comune di Treviso i cinesi risultano ufficialmente 867: 459 maschi e 408 donne (dati 2013). Le attività commerciali in loro possesso sono una quarantina: la maggior parte sono bar e ristoranti (27), i restanti sono negozi. In via Nino Bixio ad esempio se ne contano cinque, in via e piazzale De Gasperi ci sono un parrucchiere, un negozio che vende prodotti per la cura dei capelli e un alimentari. Ed è già arrivata un’agenzia di viaggi made in China, e in via Manin e via Martiri della Libertà ci sono due negozi di abbigliamento. I market di via Oriani hanno subìto più di qualche sanzione da parte dei Nas, e una delle tabaccherie pizzicate a vendere sigarette ai minori era gestita da cinesi. Lo spettro giallo agitato dalla Lega diventa ancora più comodo se si pensa ai casi di criminalità avvenuti in passato, come l’aggressione con il machete al ristorante di Fiera, o alle varie accuse di sfruttamento delle prostituzione
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