Tagli, innovazione, capitali così il peggio è passato

di UGO SOSTERO
Con questa seconda analisi dei dati di bilancio delle prime 500 imprese per volume di ricavi della provincia di Treviso possiamo valutare l’andamento dell’economia trevigiana nel contesto della crisi che ha caratterizzato gli ultimi anni a livello sia nazionale che globale.
Se osserviamo l’aggregato dei bilanci delle prime 500 imprese del 2013 (come si trattasse di un’unica gigantesca holding che opera in tutti comparti economici del territorio provinciale) otteniamo l’immagine di un’impresa con 30,4 miliardi di euro di ricavi e 31,6 miliardi di totale delle attività (ossia l’insieme degli investimenti realizzati dalle aziende del campione) che riesce a produrre un risultato economico positivo ma molto contenuto. Infatti, l’utile netto aggregato ammonta appena a 243 milioni di euro, e quindi ne risulta una redditività del capitale proprio (ROE) solo dell’1,6%, che esprime la (modesta) remunerazione delle risorse investite dalla proprietà dell’impresa.
Confrontando l’aggregato dei bilanci delle prime 500 imprese del 2013 per le quali sono disponibili dati comparativi del 2012 si può osservare che anche nel 2013 c’è stato un peggioramento delle performance economiche. Se i ricavi e l’Ebitda (margine operativo lordo) sono rimasti sostanzialmente invariati, gli altri valori reddituali sono diminuiti: il risultato operativo (Ebit) del 18,7%, l’utile netto addirittura del 36,6%. Anche il totale delle attività risulta in leve calo (-1,0%) mentre il totale del patrimonio netto cresce del 29,7%. Tra le (poche) note positive si segnala una diminuzione degli oneri finanziari del 9,1% che ha prodotto anche una minor incidenza degli oneri finanziari sull’Ebitda (dal 20,5% rilevato nel 2012 al 18,6% del 2013). Ciò significa che rispetto all’anno precedente la ricchezza prodotta in valore assoluto è minore, ma la quota di questa ricchezza che viene poi assorbita per il pagamento degli interessi passivi si è ridotta.
Gli indici di bilancio risentono negativamente dall’andamento di questi valori: la redditività del capitale proprio (Roe) scende dal 3,2% all’1,6%, la redditività del totale attivo (Roa) dal 3,4% al 2,8, la redditività delle vendite (Ros) dal 3,6% al 2,9%. Invece il rapporto di indebitamento (Debiti/Totale fonti di finanziamento) presenta un significativo miglioramento dal 62,2% del 2012 al 50,6% del 2013, poiché a parità di risorse investite è aumentato l’apporto di mezzi finanziari a titolo di capitale proprio. La situazione complessiva quindi non è certo rosea, ma nell’analisi svolta l’anno precedente gli indicatori erano peggiori di quelli che emergono dai dati ora esaminati. Ciò fa sperare che la parte peggiore della crisi sia già alle spalle.
L’analisi dell’aggregato delle prime 500 imprese tende a mediare i risultati che, pur essendo complessivamente in lieve peggioramento, nascondono però una grande varietà di performance aziendali, come si potrà vedere anche nell’analisi dei singoli settori che sarà condotta nelle pagine seguenti. La crisi, infatti, non è stata affrontata allo stesso modo da tutte le imprese.. Un numero consistente di aziende sembra averla abbastanza superata: se dall’aggregato si passa ad analizzare le performance delle singole imprese che lo compongono si può notare che una parte delle imprese è riuscita a crescere anche nel 2013 e a produrre risultati migliori: per il 61% delle imprese i ricavi nel 2013 sono cresciuti rispetto a quelli del 2012 e per il 53% è migliorato il risultato economico (lo scorso anno erano solo il 47%). Se osserviamo le prestazioni solo di queste ultime imprese scopriamo che nel loro caso la redditività del capitale proprio è salita dal 6,4% al 9,7%, la redditività del totale attivo dal 4,5% al 7,1%, la redditività delle vendite dal 4,7% al 7,4%.
In conclusione, da questa seconda ricerca condotta sul territorio della Marca trevigiana il panorama che sembra emergere dalla lettura dei dati di bilancio delle prime 500 imprese è di una economia che nel complesso, per mantenere le proprie quote di mercato e frenare la caduta dei fatturati ha dovuto sacrificare i margini e investire nuovi capitali. Ma è aumentata la quota delle imprese che presenta indicatori di performance in miglioramento e che probabilmente sta superando la crisi attraverso adeguati percorsi di innovazione e di internazionalizzazione dei propri mercati. La compagine delle imprese che soffre un ridimensionamento dei propri volumi di ricavi e dei relativi margini sulle vendite è sempre consistente, ma si va assottigliando. Quelle che non saranno in grado di adeguare il proprio modello di business alle sfide del mercato globale sono destinate nel prossimo futuro a esser rimpiazzate nella classifica dalle imprese che stanno investendo per la crescita.
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