Susegana: «La moschea è abusiva, va chiusa»

L’opposizione di Susegana contro il centro Emanet. La polizia locale chiede alcuni adeguamenti

SUSEGANA. L’opposizione va all’attacco del centro culturale islamico e chiede di valutare la sospensione delle attività. Oggi inizia il mese del ramadan, e alla vigilia scoppia la polemica a Susegana. «La moschea – affermano dal gruppo di minoranza Susegana Libera - pur essendo luogo di aggregazione ed associazione, manca dei requisiti per poter assurgere a tale utilizzo».

Da oltre un anno l’associazione Emanet, formata per la maggioranza da macedoni che vivono e lavorano in paese, ha realizzato un luogo di ritrovo e preghiera in un capannone in via Conegliano, all’interno di un ex stabilimento artigianale.

Abili impresari edili, i balcanici hanno costruito con le proprie forze quella che anche loro definiscono “dzamija” (moschea). Il 26 aprile c’è stato un sopralluogo della polizia locale di Susegana. Il Comune avrebbe dato 90 giorni di tempo per regolarizzare alcuni aspetti, dalla segnalazione delle uscite di sicurezza alla somministrazione di bevande e alimenti. La questione era stata sollevata dalla minoranza a seguito dell’espulsione avvenuta a fine gennaio di due macedoni, perché ritenuti legati alla Jihad.

I due cugini avevano frequentato il centro Emanet, dove tutti erano rimasti stupiti del provvedimento preso dal Ministero dell’Interno. «In seguito alla vicenda – ricordano da Susegana Libera - il gruppo ha subito richiesto chiarimenti sulla situazione in particolare quella relativa all’immobile sede della moschea, tramite un’interpellanza e diverse richieste di accesso agli atti».

A fine marzo l’opposizione aveva abbandonato l’aula del consiglio comunale non avendo ricevuto risposte convincenti dall’amministrazione comunale. Così i consiglieri hanno formalizzato un accesso agli atti sul centro culturale Emanet. «Il certificato di agibilità dell’immobile, del luglio 2016 – spiegano i consiglieri di Susegana Libera - destina lo stesso ad un utilizzo esclusivamente di tipo artigianale e magazzino. Un sopralluogo della polizia municipale ha confermato la necessità di adeguare la struttura con una serie di adempimenti pena la possibile sospensione dell’attività per l’assenza dei requisiti minimi di legge».

Il centro culturale islamico nel frattempo da alcune settimane ha deciso di cancellare tutte le sue tracce dai social network e da Facebook.

L’imam e altri macedoni il 25 aprile avevano partecipato alla messa per la Festa della Liberazione nella chiesa di Susegana, in segno di rispetto e di integrazione nella comunità. Il giorno successivo c’è stato il sopralluogo dei vigili nell’edificio di via Conegliano. Ad inizio aprile il Comune di Susegana aveva avviato delle verifiche in seguito all’utilizzo dell’immobile e dei requisiti dell’associazione.
 

Argomenti:immigrazione

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso