Suicida a 12 anni «Quel ragazzo aveva bisogno di aiuto»

Vittorio Veneto. Parla un insegnante dell’adolescente che ha cercato di uccidersi. Prima del gesto un provvedimento scolastico

VITTORIO VENETO. Cosa ha spinto un dodicenne a impiccarsi nella sua cameretta, tra le mura domestiche? Una domanda ancora senza risposta. Il ragazzino, che a fine gennaio compie 13 anni, non ha lasciato alcuno scritto per spiegare il perché del suo gesto estremo ma dalla scuola trapela che proprio lunedì mattina, il giorno del tentativo di suicidio, era stato riportato a casa anzitempo dalla madre forse a seguito di un provvedimento scolastico. A raccontarlo alcuni compagni, gli stessi che descrivono un adolescente spesso fuori dagli schemi, tanto da essere stato più volte ripreso anche con note sul registro.

Gli stessi insegnanti delle medie cittadine che frequenta parlano di una situazione non facile. «Viveva un disagio particolare», spiega uno dei docenti «era stato supportato anche da uno psicologo. La scuola ha fatto tutti i passi per segnalare la situazione alle autorità. Non sappiamo se la famiglia abbia recepito tutte le segnalazioni o i messaggi che erano stati fatti». Certo è che quando un ragazzino di 12 anni, che si è appena affacciato alla vita, decide di farla finita è un fallimento di tutti. Famiglia, ma anche delle istituzioni.

Si impicca in camera da letto a dodici anni

I carabinieri continuano a cercare di dare una spiegazione a quanto accaduto cercando di ripercorrere anche le ore di lunedì, da quando era andato a scuola,a quando la madre era andato a riprenderlo. «A scuola il comportamento del ragazzino era piuttosto vivace, iperattivo, creava non pochi problemi», prosegue l'insegnante «la scuola ha fatto tutti i passi per segnalare il profondo disagio. C'erano evidentemente problemi psicologici. Non sappiamo se la famiglia avesse intrapreso fino in fondo un percorso di sostegno al suo malessere».

Ricostruire oggi la natura profonda del suo disagio e addentrarsi nella lotteria delle ipotesi è esercizio inutile. Tempo fa il ragazzino era anche stato ripreso per alcuni episodi di vandalismo, niente di eclatante, tanto da poter essere derubricati come eccessi adolescenziali. Le sue difficoltà personali si erano poi riversate sul rendimento scolastico portandolo alla bocciatura. Una decisione assunta dagli insegnanti non certamente in chiave punitiva, visto che l'auspicio era proprio che il ragazzo potesse trovare maggiore serenità in una classe diversa, con un diverso contesto di compagni. Un tentativo non del tutto riuscito.

A parte il rendimento, il suo comportamento non era significativamente migliorato. Solo ora, che il dramma si è consumato, emerge il disegno complessivo di una serie di episodi che, presi singolarmente, non si configuravano così gravi da lasciar immaginare una volontà suicida. Forse una maggiore collaborazione avrebbe aiutato, ma è solo un'ipotesi come altre. «Il ragazzo non era assolutamente cattivo», conferma il docente, «aveva forse bisogno di un aiuto che nessuno è stato in grado di dargli».

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso