Stroncato a 27 anni dalla leucemia

Roberto Bosa stava per laurearsi: lavorava alla tesi dall’ospedale
Borin Monastier deceduto roberto bosa
Borin Monastier deceduto roberto bosa

MONASTIER

Dal letto dell'ospedale aveva continuato a lavorare con il Mac che si era regalato per Natale. Grazie ad Internet si manteneva in contatto con i dipendenti della Bosaflor, il vivaio di famiglia a Fossalta di Piave, nel Veneziano. Da pochissimo era entrato in società con il padre Ernesto. Sognava di laurearsi al biennio specialistico in Scienze e tecnologie agrarie a Padova. Aveva la tesi quasi pronta. E poi c'era Anna, la sua fidanzata da un anno caduto giusto una settimana fa, con la quale voleva andare a vivere assieme non appena fosse stato meglio. Ma i sogni di Roberto Bosa si sono interrotti alle 8.20 di lunedì in un letto del Ca' Foncello. A 27 anni se l'è portato via una leucemia fulminante, scoperta a fine settembre, che, come racconta mamma Dory, titolare di una fioreria a Fossalta, «era sempre più aggressiva ed accanita e si è trasformata in leucemia refrattaria». Pochi mesi soltanto per dire addio ad un ragazzo «solare, che amava la vita, il mangiar bene e sano – continua la mamma – Era un grande sportivo: amava soprattutto la bici ed il nuoto». Roberto, figlio unico, ha combattuto la sua battaglia sostenuto dai genitori. Mamma Dory e papà Ernesto, nel loro pellegrinaggio alla ricerca di una cura, hanno bussato all'ospedale di Bologna, al Centro Tumori di Milano ed al San Raffaele. Proprio a Bologna, Roberto doveva essere sottoposto al trapianto di cellule staminali. Ma a ridosso del suo trasferimento a metà gennaio, dopo aver trascorso le feste a casa, pur tra mille tormenti, le sue condizioni erano peggiorate e non era stato possibile per lui affrontare il viaggio. “Per Natale vi regalo la mia tesi», aveva promesso Roberto ai genitori. Ma alla discussione non è potuto arrivarci. Mamma e papà, conosciutissimi nel Veneziano, sono chiusi nel dolore nella loro casa in via San Pietro Novello a Monastier. Dory non si dà pace per il suo ragazzo. «Era il mio picchio. Lo chiamavo così per scherzare e lui se la prendeva», racconta tra le lacrime. Oggi l'ultimo abbraccio a Roberto alle 15.30 in Abbazia. «La vita di Roberto era in mezzo ai fiori – conclude la mamma – il nostro desiderio è comunque quello di sostenere l'Ail con una raccolta fondi». (ru.b.)

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