Spunta la dinamite dei partigiani durante il restauro di un’abitazione

Ristruttura la casa e trova nove candelotti di dinamite. Succede in località Sottocroda al confine tra Revine e Cison. Non credeva ai propri occhi il proprietario della casa, quando lunedì, durante i lavori di ristrutturazione dell’abitazione, ha rinvenuto una scatola contenente nove candelotti di dinamite, lunghi 25 centimetri e dal diametro di 8.
ESPLOSIVO INGLESE
L’esplosivo, risalente al secolo scorso e di fabbricazione inglese, era in ottimo stato di conservazione. Il residente subito dopo scoperta ha allertato i carabinieri della stazione di Cison di Valmarino. I militari giunti a Sottocroda hanno provveduto a mettere in sicurezza i manufatti esplosivi , in attesa dell’intervento di personale specializzato per le attività di bonifica. La notizia ha fatto presto il giro del paese, suscitando una certa curiosità. Cosa ci faceva tutta quella dinamite? Secondo l’analisi di alcuni storici locali, il materiale, fabbricato nel Regno Unito, potrebbe risalire alle fasi finali del secondo conflitto mondiale, dato il massiccio utilizzo di esplosivo in funzione anticarro da parte delle forze alleate e l'impiego di esplosivo di questa natura registrato anche per sabotaggi ad opera delle formazioni partigiane, particolarmente attive nell'area.
«ERA DEI PARTIGIANI»
«Con tutta probabilità l'esplosivo apparteneva alle forze partigiane operanti nella Seconda Guerra Mondiale», spiega Pier Paolo Brescacin, storico e direttore scientifico dell’ Isrev vittoriese, «nella zona infatti operavano le Brigate "Tollot" e "Piave", ed è accertata la presenza di Missioni Alleate, tra cui la Missione Atzec o Kappa comandata dal capitano Joseph Benucci dell'Office Strategic Service Usa e la Tacoma sempre dell'OSS comandata dal Maggiore Howard Chappell». Ma c’è di più . «È accertato anche», continua Brescacin «che in località Montegal nel Canale di Limana, dietro Pian de le Femene, controllato dalle Brigate Tollot e Piave e dalle due Missioni suddette, avvennero numerosi lanci di armi e materiale esplosivo che poi i resistenti impiegavano per sabotare le vie di comunicazione e le ferrovie soprattutto l'Alemagna. Molte di queste armi ed esplosivi non vennero consegnate a fine guerra , come risulta da un rapporto della Field Security Section britannica del 19 Agosto 1945, ma furono conservate dai resistenti e custodite in depositi oppure murate nelle quinte delle abitazioni nella prospettiva di un possibile continuazione del conflitto. Questo spiega i numerosi ritrovamenti a partire dal dopoguerra». La segnalazione dell’esplosivo fatta dal revinese ai carabinieri, si legge in una nota diramata ieri dall’Arma «rientra negli obblighi imposti dall’articolo 20 della legge 110/1975, in base al quale chiunque rinvenga esplosivi di qualunque natura o venga a conoscenza di rinvenimenti di esplosivi è tenuto a darne immediata notizia al più vicino comando dei carabinieri. A quest’obbligo di natura giuridica si aggiungono le precauzioni da adottare in materia di sicurezza, pertanto il divieto assoluto di toccare o maneggiare il materiale rinvenuto e di attendere l’intervento delle forze dell’ordine». —
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso