Spresiano diventa la città dei poeti dialettali

Il territorio conta una concentrazione di autori celebrata anche da Paolo Ruffilli. Ora una serie di cartelli certifica la vocazione della località 
tome agenzia foto film spresiano cartello inizio paese
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il caso

Sono comparsi venerdì pomeriggio, e qualcuno si sarà anche chiesto a cosa si riferissero esattamente. Spresiano ora è “Città della poesia dialettale”, come riportano i cartelli marroni appesi sotto quelli che indicano l’entrata nel territorio comunale nelle provinciali che portano ad Arcade e a Nervesa. Per il momento sulla Pontebbana non saranno installati, perché la nuova politica dell’Anas sulle strade di sua competenza è di limitare il numero di cartelli per non generare confusione negli automobilisti. Ma tant’è, aldilà delle burocrazia, gli spresianesi, che non ne erano a conoscenza, hanno scoperto di potersi vantare di una vera scuola di poesia dialettale.

Un risultato frutto del lavoro fatto dall’associazione Sassi Del Piave, che da qualche anno ormai ha svolto un’opera di ricerca, archiviazione e promozione e che ha portato a individuare una vera e propria scuola dialettale spresianese nella campo della poesia. Sette gli interpreti: chi ha aperto la strada è stato Giuseppe Teso, a cavallo tra i due secoli, poi ne sono venuti altri sei Italo Meneghetti, Primo Tonus, Ester Zanatta Sosero, Adriano Gionco, Cesare Rigato, Fabio Barbon, che dagli anni Sessanta ad oggi hanno sfornato una vasta produzione poetica, inizialmente confluita nelle pagine del periodico dei poeti trevigiani “El Sil”, e poi sfociata in diverse pubblicazioni. L’ultima in ordine di tempo, utile a codificare la scuola, è “Cento poesie” edita appunto dalla Sassi del Piave.

E negli anni sono venuti anche diversi premi. Dei sette autori della “piccola scuola spresianese” solo tre sono ancora in vita: Cesare Rigato, Adriano Gionco e Fabio Barbon, il più attivo e premiato. Poi nel 2011 l’invito al festival della poesia di Asolo per parlare proprio delle basi della scuola dialettale spresianese raccolte in “Cento Poesie”. Il sindaco Marco Della Pietra aveva già annunciato un anno fa di voler dare valorizzare a questo patrimonio, ma fino ad ora si era rimasti alle intenzioni. Venerdì invece sono arrivati i cartelli ai confini comunali.

«1300 copie e tre edizioni, dal 2011, per il libro sulla poesia dialettale spresianese: c’erano tutti gli ingredienti per sognare sulla “città della poesia dialettale”. Risultato che gratifica il nostro impegno di assemblatori di questa memoria storica», dice Eros Tonini presidente della Sassi del Piave, «con un grazie all’attuale amministrazione che non ha tergiversato come in passato ma fortemente voluto e cercato questo risultato». Ora però la sfida è far sì che non tutto questo non si esaurisca con i cartelli. In municipio, con l’associazione stanno già pensando ad un festival della poesia dialettale; che potrebbe portare a Spresiano autori di tutta Italia. Una strada dunque per non far parlare di Spresiano solo per le battaglie contro le prostituzione, o per l’inquinamento.

Nel progetto città della poesia dialettale saranno coinvolte anche le scuole, con l’intenzione di non far disperdere il patrimonio di una lingua che cambia con il trascorrere nel tempo, ma che resta un pezzo di storia del territorio. E non si pensi che la scuola spresianese sia un’idea balzana, nata nella testa di pochi e lì destinata a rimanere. A sancirne l’importanza è stato Paolo Ruffilli, poeta scoperto da Eugenio Montale. «C’è un drappello di poeti di qualità, accumunati da una vicinanza linguistica, e dallo stile. E’ una poesia sostanzialmente elegiaca, caratterizzata da una certa eleganza, con caratteri che sono quelli della linea poetica veneta. Una poetica liquida», sono state le sue parole, «come un flusso, che richiama una dimensione ancestrale, e con la presenza dominante dell’acqua. C’è una certa uniformità tra questi poeti, che usano un unico dialetto con alcune varianti personali. Potrebbe essere simile allo stile usato da Zanzotto. Sia chiaro sono poeti di qualità vera, che possono costituire una forza trainante per promuovere la lettura della poesia». E possono contribuire a trainare Spresiano verso qualcosa di nuovo. —

Federico Cipolla

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