Sonno post-decollo ed errate valutazioni: così è precipitato l’aereo scuola trevigiano di Avi

I dati dell’Aeronautica fanno luce sull’incidente del 2018 in cui perse la vita l’istruttore dell’Aeroclub di Treviso

TREVISO. È stato un errore di rotta e di pianificazione a causare l’incidente mortale nel quale, due anni fa, morì Riccardo Avi, 69 anni, istruttore di volo dell’Aeroclub di Treviso. Ma alla base dell’incidente ci sarebbero anche le precarie condizioni di salute dell’uomo che, si scopre, poco dopo il decollo si era assopito.

A fare luce sull’incidente aereo avvenuto il 2 giugno del 2018 sono stati gli esperti del servizio aeronautico che hanno completato una precisa relazione sull’accaduto mettendola a disposizione della magistratura.

L'incidente

Quel giorno, Avi era salito bordo del Cessna 152 per un volo di addestramento. L’aereo era decollato dall’aeroporto di Bolzano verso le 8 del mattino, con Avi anche un’allieva di trent’anni. Dopo circa mezz’ora di addestramento, l’aeroplano è precipitato in una vallata nella zona di Malga Casarine nei pressi del Monte Croca, area trentina, a circa 2200 metri. Uno schianto violento sotto gli occhi anche di due escursionisti: Avi perde la vita, la giovane allieva con lui si salva. L’inchiesta è durata due anni ed ha incrociato rilievi e testimonianze.

La ricostruzione dello schianto

Il volo doveva dirigere verso Asiago, ma poco dopo il decollo Avi indicò all’allieva, allora al comando, una nuova direzione. Il tutto – secondo il racconto della ragazza – dopo essersi risvegliato da un assopimento in cui era caduto poco dopo il decollo.

L’aereo, seguendo la rotta indicata da Avi, si è infilato in una valle. L’allieva, intimorita dalla quota di volo, ritenuta «troppo bassa», aveva chiesto ad Avi di risalire, ottenendo parere positivo, ma l’aereo pare non abbia guadagnato quota. Spaventata nel vedere delle montagne di fronte a lei, la ragazza ha poi ceduto i comandi ad Avi. «La situazione mi pareva pericolosa, non credevo che la potenza fosse sufficiente a superare l’ostacolo».

Avi, comandi in mano, ha effettuato al cune manovre, rassicurando la ragazza (forse per tenere la calma nell’abitacolo) dicendole «guardi che non c’è alcun problema, l’aereo va». Eppure, a suo dire, le azioni sui comandi di Avi apparivano «aggressive», anche «se lui era calmo». Pochi secondi dopo, l’aereo effettuava una inversione a U, poi una cabrata improvvisa impattando però poco dopo contro un albero e schiantandosi al suolo.

Il sonno dopo il decollo

E tecnicamente sull’aereo non sono stati evidenziati problemi o guasti. Quel che è stato chiarito con certezza è che per come volava l’aereo la valle in cui si era infilato era «un vicolo cieco» probabilmente per una errata valutazione di Avi nell’indicare il percorso da seguire.

Una scelta «incomprensibile», una inadeguata gestione e pianificazione del volo, sottolineano i tecnici, attribuendone le cause forse a quanto emerso dagli esiti dell’autopsia: Avi aveva una patologia che poteva causare temporanee incoscienze. Elemento chepotrebbe spiegare sia la scelta della rotta (non accurata e valutata), sia poi la reazione tardiva davanti al pericolo imminente: Avi, appisolatosi, potrebbe essersi risvegliato senza avere chiarezza delle dimensioni della valle e delle quote del volo indicando all’allieva una rotta fatale. —


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