SLA, LA MALATTIA DEGLI SPORTIVI: MISTERO INSOLUTO

Spesso amici e pazienti mi chiedono informazioni sulla Sla, incuriositi da notizie e foto che su quotidiani e tv mostrano atleti o ex atleti che in giovane età sono colpiti da questa malattia...

Spesso amici e pazienti mi chiedono informazioni sulla Sla, incuriositi da notizie e foto che su quotidiani e tv mostrano atleti o ex atleti che in giovane età sono colpiti da questa malattia invalidante. La Sla (sclerosi laterale amiotrofica) è molto rara, in Italia sono circa 3.500 i casi accertati, e ogni anno colpisce circa 1-3 persone ogni 100.000 (non più di 1.500 nuovi casi all’anno). Sono molto frequenti i casi di sportivi colpiti rispetto alla popolazione generale: almeno 51 calciatori su 30.000 praticanti, di cui 39 deceduti.

La malattia è stata descritta per la prima volta nel 1860 dal neurologo francese J.M. Charcot, dal 1940 è nota come morbo di Lou Gehrig dal nome del giocatore di baseball americano colpito dalla Sla. Causa una progressiva degenerazione delle cellule nervose del midollo spinale che comandano i muscoli; ne consegue che questi diventano sempre meno tonici fino a non contrarsi più. A seconda dei muscoli colpiti avremo: difficoltà a camminare, a muovere le braccia, a deglutire, a parlare; compaiono difficoltà nei movimenti semplici come salire le scale, abbottonarsi una camicia, aprire una serratura… Quando la malattia colpisce i muscoli respiratori i pazienti necessitano dell’ausilio di una macchina per respirare. Questa malattia non altera i sensi come vista, tatto, olfatto che dipendono dai neuroni sensitivi e nemmeno la personalità e l’intelligenza o la memoria. Ricordiamo tutti l’ex calciatore Stefano Borgonovo che talora si collega in diretta con la Domenica Sportiva partecipando ai dibattiti, pur gravemente ammalato. Al momento non esiste una terapia che permetta la guarigione. Le cause della malattia non sono note, ci sono caratteristiche di familiarità nel 10–20% dei casi; anomalie genetiche nel 40%; molti studi portano a pensare a un danno da eccesso di glutammato che deriva dal metabolismo della metionina potente antiossidante. Ma si pensa anche a tossici ambientali o a carenze dietetiche. La ricerca è molto attiva, supportata da fondi raccolti da varie associazioni grazie alla partecipazione di calciatori.

(*dirigente medico, Asl 8 Asolo)

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