Sicurezza, burqa vietato nei musei civici

Stretta dell’amministrazione comunale: non entra chi ha il volto coperto. Manildo: «Per legge bisogna essere riconoscibili»

TREVISO. Musei comunali Bailo di Borgo Cavour e di Santa Caterina - ma non solo - vietati a chi indossa il burqa o comunque non ha il volto riconoscibile. E non vuole farsi riconoscere.

L’amministrazione comunale del sindaco Giovanni Manildo ha deciso, di fatto, di seguire le orme del sindaco di Venezia Brugnaro: se si dovesse presentare al Bailo o in altri edifici comunali una persona con il burqa che le cela il viso, verrà invitata a toglierselo o ad andare in una stanza separata per farsi comunque identificare.

Non è possibile in Italia vietare a una persona di indossare il burqa, però ci sono due norme di legge che permettono di prendere, nei limiti del possibile, dei provvedimenti.

La prima è l’articolo 85 del Testo unico della legge di pubblica sicurezza che vieta di “comparire mascherati in luogo pubblico” prevedendo per i trasgressori una sanzione amministrativa. Chi, invitato a farsi identificare, rifiuta di farlo, è punito con una ulteriore ammenda. Insomma si tratta di un illecito amministrativo, punibile appunto con multe. Legge molto vecchia, che in periodi storici tranquilli di fatto non viene applicata, comunque non con puntiglio. Ma oggi la situazione è ben diversa. E quindi per un Comune far rispettare la norma è comunque un modo per tenere alta la sicurezza in un momento così delicato, dopo i fatti di Parigi. Anche perché la recente riapertura del Bailo dopo anni di lavori e la mostra di Escher a Santa Caterina attirano ogni giorno centinaia di persone, soprattutto in questo periodo di fine anno. Insomma, potenzialmente sono situazioni a rischio. «Si tratta solo di applicare la legge», dice il sindaco Manildo, «Una legge in vigore da molto tempo. Ma, soprattutto in questo momento, la faremo rispettare».

Ma c’è anche una seconda norma, ben più efficace, sempre sull’argomento: l’articolo 2 della legge dell’8 agosto 1977, la 533, “Disposizioni in materia di ordine pubblico”, che vieta l’uso di caschi protettivi, o comunque di “qualunque altro mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona, in luogo pubblico o aperto al pubblico, senza giustificato motivo”. In questo caso, per chi trasgredisce, è previsto l’arresto da sei a dodici mesi e una sanzione amministrativa. A norma di legge, quindi, indumenti come il burqa (velo integrale) e niqab (velo che lascia una fessura per gli occhi) non sarebbero utilizzabili perché non consentono l’identificazione della persona.

Aeroporto blindato. Sempre in tema di sicurezza, all’aeroporto Canova di Treviso, oltre all’imminente trasformazione della sosta che vieterà davanti all’ingresso dello scalo il transito e la sosta di auto e corriere private, da giorni è scattato il secondo livello, il “livello medio” dei controlli a passeggeri in arrivo e in partenza e ai loro bagagli, passati con ancor più puntiglio ai raggi X. In più, il personale di AerTre (società che gestisce l’aeroporto) addetto ai controlli dei viaggiatori è stato addestrato a riconoscere da pochi dettagli anche il più sofisticato dei passaporti falsi. E la prova è che giorni fa sono stati pizzicati dei siriani con falso passaporto greco che stavano per imbarcarsi per Malta.

Insomma: da una parte il giro di vite all’aeroporto Canova di Treviso, nel capoluogo obiettivo più sensibile di tutti, dall’altra la stretta dell’amministrazione comunale sui musei pubblici cittadini.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Argomenti:musei

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso