Si è spento il malato terminale lasciato senza speranza

Castelfranco. Si è spento venerdì pomeriggio Maurizio Guidolin, ex imprenditore, a soli 64 anni. Era ricoverato per un tumore al pancreas nel reparto di oncologia del San Giacomo, il reparto in cui proprio nei giorni scorsi una dottoressa gli aveva fatto capire in modo crudo che «la malattia ha avanzato velocemente, non si può più fare nulla». E alla sua domanda «quanto tempo mi rimane?», aveva risposto «non ho una macchinetta che le possa dire quanto tempo esattamente». Espressioni troppo drastiche che hanno urtato la sensibilità della famiglia, che aveva chiesto di non comunicare in modo netto la prognosi al sessantaquattrenne «per accompagnarlo nel modo più positivo possibile nell’ultima fase della vita».
È stato lo stesso direttore generale dell’Ulss 2 Francesco Benazzi a voler cercare di capire cosa sia successo, ricordando che «finché c’è vita c’è speranza» e trasmettendo ai medici un insegnamento che tutti i professionisti della sanità dovrebbero già aver fatto proprio: «Est modus in rebus, ovvero c’è un modo per dire tutte le cose, con sensibilità, secondo il principio di umanizzazione delle cure», ha sottolineato il direttore Benazzi.
Guidolin è ricordato da chi lo conosceva come «un uomo di grande spessore, onesto e discreto, che aveva sempre una parola gentile e di aiuto per tutti». Con il suo spirito positivo continuava a lottare, fino all’altro ieri, insieme alla famiglia che lo sosteneva standogli accanto il più possibile. Maurizio era amato da tutti, grande tifoso del Torino calcio, alle cui partite assisteva assieme ai suoi fratelli e nipoti, era in generale appassionato di ogni sport ma soprattutto delle due ruote con i pedali, un «super ciclista», nelle parole degli amici.
Per tutelarlo, e per sollevare un tema che può colpire anche altri pazienti, quello dell’importanza e delicatezza del rapporto fiduciario tra medico-paziente e paziente-medico, la famiglia di Maurizio ha dialogato anche venerdì con la direzione sanitaria dell’ospedale. “Nostro padre - dice la figlia Barbara– è sempre stato molto discreto, una persona buona. Non abbiamo mai messo in discussione la competenza dei medici nelle cure, ma abbiamo voluto aprire un confronto sui modi, i gesti che dovrebbero far sentire al sicuro una persona anche quando è nella fase terminale».
Maurizio Guidolin lascia la moglie Celestina, le figlie Barbara e Marta e due nipotini. Il funerale per l’ultimo addio si terrà domani, lunedì, alle 15.30 nella chiesa di Treville. —
Maria Chiara Pellizzari
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