Si è spenta Adonella l’ultima degli Appiani

Aveva 85 anni: l’imprenditrice si era ritirata a Cavaso. La bellissima madre Elena aveva ispirato il film «Malena»

Aveva scelto l’oasi di Cavaso, il suo colmello verde di Costalunga, in uno dei più bei borghi della Marca e del Veneto. Molto più di un buen retiro. E quella che era l’imprenditrice, timoniera dell’azienda di laterizi di famiglia, si era trasformata nella pasionaria della battaglie ambientaliste contro cave, cementifici, grandi operazioni urbanistiche. Dedicando energie, competenze, e soprattutto la sua sensibilità alla difesa del paesaggio. «Una battaglia di civiltà, prima ancora che di beni culturali», diceva.

Adonella - semplicemente l’ultima degli Appiani - è mancata ieri, a 85 anni, per le complicazioni di un intervento all’ospedale di Castelfranco. Discendeva dalla famiglia che a Treviso è stata ed è storia. Da tre secoli. Impresa e città, urbanistica e modello sociale, perché il villaggio creato dall’industriale e senatore Graziano vive ancora oggi, all’Eden, in quelle inconfondibili casette dei tecnici e degli operai dell’azienda. Nel teatro Eden, che rivive tuttora, nella scuola materna di S. Giuseppe; in strade e servizi, tutto a due passi dalla fabbrica, cuore pulsante di Treviso per 110 anni. Tram, illuminazione, ampliamento delle ferrovie. Battaglie sociali e diritti: agli Appiani la città deve il suo progresso. E il nome degli Appiani vive oggi nella cittadella delle istituzioni, che sorge là dove c’era la fabbrica chiusa nel 1983 e trasferita a Oderzo. Oggi è Altaeco, già Icr: presente di una storia ultrasecolare, Ma la famiglia ha ceduto tutto.

Gli Appiani hanno scandito anche la vita sociale della città: la mamma di Adonella, Elena, donna bellissima, divenne un mito. Ammaliava chiunque le passasse a fianco, compreso il giovane Luciano Vincenzoni. Basti dire che per lei a Treviso, si sfidarono, in duello aereo (!), il futuro consorte Virginio, pilota e il padre della contessine Ancilotto.

Adonella era una donna che alla cultura e alla dedizione all’impresa ha unito la sua rara sensibilità. Solo così poteva coniugare in maniera perfetta vocazione imprenditoriale e l’amore per la natura e il paesaggio: quando nei primi anni ’90 si trasferirà a Costalunga, sarà la prima battersi contro il progetto della GeoNova per l’impianto in Valmaor, poi contro il megaprogetto della cava del Pareton, sulla collina che domina la Valcavasia. E negli anni più recenti, contro il cementificio di Pederobba e le sue emissioni. La sua casa di Costalunga era un riferimento per gli ambientalisti: una piccola casa isolata che si integrava completamente nel verde. Senza difese nè protezioni. C’era l’ultimo patrimonio storico degli Appiani, quello che ancora non aveva donato alle istituzioni: ceramiche, disegni, documenti foto. «A chi le chiedeva se non avesse paura a star lì da sola rispondeva che stava benissimo: lasciatemi qui, è il posto perfetto per chiudere la mia vita», ricorda Laura Puppato, molto legata ad Adonella nelle battaglie ambientaliste, «era una donna senza tempo, la sua vitalità sfidava il tempo. La ricordo sempre sorridente, anche nei momenti più dure, anche quando la battaglia si faceva terribile. È una perdita enorme, sentiva come poche che la sfide del paesaggio era innanzitutto una battaglia culturale e di civiltà, ma che doveva diventare un valore in primo luogo per chi abitava quei luoghi». La ricorda con grande partecipazione anche il sindaco di Cavaso del Tomba, Giuseppe Scriminich: «Non era di Cavaso, ma dal primo momento in cui si è trasferita qui, moltissimi anni fa, ha sentito il territorio come suo, e si è impegnata nella comunità con passione, intelligenza».

Adonella, che aveva perso il marito molti anni fa, lascia i figli Michele ed Elena, e 3 nipoti. Un altro figlio era morto giovane in un incidente stradale alla curva Bricito. A pochi metri dall’azienda.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso